Via Piani: divieto di fermata per i clienti

Pronta l’ordinanza: multe per chi non lo rispetta e registrazione dei nomi di chi viene fermato durante i controlli stradali


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Il tempo di firmare l’ordinanza e nel giro di qualche giorno in via Piani, ovvero tra la funivia del Renon e l’imbocco di via Macello, scatta il divieto di fermata. Per chi non lo rispetta, il codice della strada prevede una contravvenzione di 41 euro». L’aveva detto e lo sta facendo: la linea di Caramaschi è tolleranza zero verso la prostituzione praticata sotto le case della zona Piani. Una misura che viene incontro alla richiesta del consiglio di circoscrizione Centro-Piani-Rencio che, mercoledì sera, aveva approvato una mozione presentata da Barbara Pegoraro (Uniti per Bolzano) di istituire appunto il divieto di fermata nella zona di via Macello e viale Trento: le strade dove si concentrano in particolare le prostitute.

La misura serve a “rafforzare” l’offensiva contro il fenomeno - che crea disagio tra gli abitanti e contribuisce ad aumentare microcriminalità e degrado - lanciata una decina di giorni fa dal sindaco che ha disposto l’intensificazione dei controlli da parte dei vigili urbani proprio ai Piani.

«Gli effetti positivi - assicura il comandante Sergio Ronchetti - si vedono già. Sta lentamente diminuendo il traffico di clienti». “Disturbati” dalle pattuglie dei vigili che dal lunedì al giovedì presidiano la zona fino a mezzanotte; venerdì e sabato fino alle due di mattina.

Quando la prossima settimana comparirà anche il divieto di fermarsi, per i clienti diventerà di fatto impossibile anche solo accostare la macchina per contattare la prostituta, pattuire prestazione e prezzo.

Non solo. Caramaschi ha dato ordine ai vigili anche di registrare nome e cognome di tutti coloro che vengono fermati per il semplice controllo di patente e libretto. «Rientra nei poteri - spiega il comandante Ronchetti - delle forze di polizia, però in genere noi non lo facciamo. D’ora in poi lo faremo».

Inutile dire che il sindaco non si illude di riuscire ad eliminare il fenomeno, ma l’obiettivo è quello di riuscire a spostarlo fuori dalle zone abitate, consentendo in questo modo ai residenti di dormire senza essere disturbati fino a notte fonda dal viavai di macchine; e alle donne di tornare a casa la sera senza essere continuamente importunate.

Dell’altro giorno la notizia che il consiglio provinciale ha bocciato una mozione di Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) con cui si chiedeva di attivarsi a livello nazionale per abolire la legge Merlin e legalizzare la prostituzione.

Caramaschi mercoledì sarà al consiglio dell’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani, per proporre ai colleghi sindaci di tutt’Italia di affrontare assieme il problema.

«In Parlamento - dice - ci sono diverse proposte, adesso è arrivato il momento di fare qualcosa, ovvero di regolamentare il fenomeno sull’esempio di quanto avviene in Germania, dove nel 2002 è stata approvata trasversalmente dalle varie forze politiche una legge che considera la prostituzione a tutti gli effetti un'attività legale. Chi decide di esercitarla, può farlo in forma autonoma o con un normale contratto di lavoro. La stessa normativa persegue per altro lo sfruttamento della prostituzione».













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