Via Resia, centinaia di sacchi di amianto

Rinvenuto durante gli scavi per la posa dei tubi del teleriscaldamento. Nessun avviso alla popolazione. Esposto in procura


di Davide Pasquali


BOLZANO. Non c’è stata nessuna comunicazione, nemmeno informale, neanche a voce, un foglietto. Niente di niente. Né ai confinanti delle case militari a pochi metri di distanza, né ai residenti del rione di Casanova, né al vicino centro giovanile Villa delle Rose, né alla scuola materna Gulliver. Stiamo parlando di centinaia di sacchi contenenti amianto, stivati sul retro di via Resia, al limitare dei frutteti dove Ecotherm sta realizzando la nuova rete di teleriscaldamento per conto di Sel. L’ennesimo rinvenimento di materiale pericoloso, di cui la popolazione è totalmente all’oscuro, nonostante il committente sia una partecipata pubblica, per la precisione provinciale. Un malvezzo reiterato troppo spesso negli ultimi anni, in città, che però ieri ha avuto le sue prime conseguenze: è stata allertata la questura, che ha disposto un’ispezione sul posto, e domani mattina verrà depositato un esposto alla procura della repubblica da parte dei residenti, che stanno anche pensando ad una class action di tutti i condòmini delle case militari per pretendere un risarcimento.

Si lavora da settimane, ma da fuori si vede poco o niente. L’entrata all’area è sbarrata da un cancello, sul quale, ma si tratta di un avvertimento per il cantiere e per chi vi lavora, sta scritto: “Attenzione - Zona ad alto rischio - Possibile presenza di polvere di amianto in concentrazione superiore ai valori limite di esposizione”. A scanso di equivoci, si specifica pure: “È obbligatorio usare i mezzi di protezione personale in dotazione a ciascuno”. Mezzi di cui non dispongono però i confinanti. Per illustrare di quali mezzi si parla, sul cartello sono riprodotti tre pittogrammi: mascherina, guanti, tuta. E di mascherina, tuta bianca integrale e guanti sono dotati gli operai al lavoro per conto della Sel, che stanno scavando la trincea sul limitare del cortile delle case militari, sul cui fondo verrà posata la tubazione che dal nuovo termovalorizzatore di Bolzano Sud porterà l’acqua calda del teleriscaldamento fino all’ospedale San Maurizio.

Da lontano, dall’esterno, non si capisce cosa ci sia scritto sui cartelli. Il cantiere è transennato, torno torno, con una rete metallica coperta da un telo verde. Se ci si addentra nel cantiere, si viene accolti da teli plastici a coprire una porzione di terreno lunga e stretta. Nastro di plastica giallo-nero e cartello di pericolo: attenzione possibile presenza di polvere di amianto. L’assurdità è che il cartello è rivolto all’interno del cantiere, come se gli operai addetti alla bonifica già non sapessero. Verso le case, invece, niente di niente. Poco oltre, comincia la sequenza, impressionante, di decine, anzi, di centinaia di sacconi con una grande A che sta per amianto. Sotto la A una scritta parla chiaro: “Respirare polvere di amianto è pericoloso per la salute”. Ma queste scritte, dai condomìni a una decina di metri di distanza, non si riescono mica a leggere. Si leggerebbero guardando giù dai balconi, verso un accumulo di sacconi a cinque metri dal parco giochi delle case militari e dal frequentatissimo campetto di calcio sintetico. Peccato che lì i sacconi siano stati a loro volta coperti da un telo di nylon. Ergo, non si legge nulla. Insomma, se qualcuno, ieri, non si fosse preso la briga di scendere a fotografare col teleobiettivo...

Sempre ieri mattina il consigliere comunale Enrico Lillo (FI) ha allertato la questura. «Lunedì mattina presenterò un esposto, volto anche a scoprire per quale motivo nel terreno fossero stipate simili quantità di amianto. Soprattutto è molto grave che i condomini non siano stati avvertiti del rinvenimento del materiale pericoloso». Amianto ritrovato di recente in diversi altri cantieri in zona, da quello per il Park Resia, pochi metri prima dell’omonimo ponte, a quello per le ultime case in coop realizzate dai militari, a poche decine di metri da questo ultimo cantiere pericoloso.

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