Via Rovigio, l’investitore a casa Concessi gli arresti domiciliari

Hafid El Maharzi aveva travolto e ucciso con un Suv il pensionato Guglielmo Andriolo Guidava ubriaco. In novembre il processo che lo vede imputato per omicidio volontario


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Dopo tre mesi di cure di carattere psichico alla clinica Villa Igea di Modena, Hafid El Maharzi, il guidatore marocchino che nel dicembre dello scorso anno investì ed uccise un pensionato in via Rovigo, ha ottenuto gli arresti domiciliari in attesa del processo. E’ stato l’avvocato difensore Nicola Nettis ad ottenere l’importante provvedimento firmato dal giudice Walter Pelino. Prime dell’estate il magistrato aveva preso atto della grave forma di depressione (con disturbi della personalità) di cui soffriva l’imputato ed aveva accordato l’uscita dal carcere dell’uomo perché potesse curarsi in una struttura specializzata a Modena. Nei giorni scorsi l’avvocato difensore ha completato il percorso di allontanamento dal carcere: ha dapprima dimostrato che le cure avrebbero risolto almeno in parte i problemi clinici dello straniero ed ha ottenuto la conferma degli arresti domiciliari questa volta non più presso una casa di cura ma presso l’abitazione di parenti o amici nei pressi di Mestre. Hafid El Maharzi attenderà dunque la ripresa del processo a suo carico per omicidio volontario (con dolo eventuale) lontano dal carcere di via Dante a Bolzano che gli aveva provocato una situazione di grave disagio psichico. Era stato il tribunale del riesame (presidente Heinrich Zanon) a ritenere prevalente il diritto alla salute dell’indagato e a disporre, tre mesi fa, gli arresti domiciliari presso la struttura di cura di Modena. «Le condizioni psico patologiche del periziando - aveva scritto nella sua relazione conclusiva lo psicologo interpellato sul caso - sono tali da non permettere di escludere un concreto pericolo per la vita stessa del soggetto». In novembre il processo a carico di Hafid El Maharzi entrerà nel vivo con la deposizione dei consulenti tecnici chiamati a ricostruire la dinamica del tragico investimento del pensionato Guglielmo Andriolo. Sarà un passaggio processuale fondamentale perché la Procura ritiene che proprio la condotta dell’imputato sarebbe dimostrazione dell’assoluta non curanza da parte dell’uomo del pericolo concreto di investire un pedone e di provocare una tragedia. Esattamente quello che accadde. Secondo l’accusa Hafid El Maharzi, che era alla guida del proprio Suv completamente ubriaco, avrebbe guidato incurante di ogni tipo di pericolo spinto solo dalla volontà di evitare un controllo dei vigili urbani, ben sapendo che avrebbe avuto guai grossi. E pur di evitare di essere controllato avrebbe accettato anche di rischiare di provocare una tragedia. Di qui l’accusa di omicidio volontario. La difesa, al contrario, si batterà per dimostrare che sono di reato colposo l’uomo dovrebbe rispondere essendosi trattato di un incidente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità