Via Volta, aperto il centro di preghiera

L’associazione bolzanina delle famiglie magrebine ha ristrutturato un vecchio magazzino di 300 metri quadri


di Davide Pasquali


BOLZANO. Bisogna ammetterlo, hanno mostrato un discreto coraggio. Polemiche a ripetizione, anche violente, politiche e sui media. E infiniti, tutti italici, intoppi burocratico-urbanistici. Ma alla fine, i rappresentanti dell’associazione famiglie magrebine ce l’hanno fatta. Ricevuta l’agibilità dei locali, nonostante l’ostacolo del cono di rispetto aeroportuale che impediva gli affollamenti, prima di avviare le attività culturali e cultuali destinate a uomini donne e bambini, ieri hanno pensato fosse il caso di invitare vicini di casa e mezzi di informazione a visitare la nuova sede di via Volta. Un ex magazzino della zona industriale, lontano dalle strade abitate, scelto appositamente per evitare attriti con i residenti. L’associazione esiste da quasi vent’anni. La vecchia sede nei rioni popolari è forse un poco indecorosa, ma soprattutto è minuscola. Ci stanno venti o trenta persone. Servivano dunque spazi più ampi, ma nonostante le richieste avanzate a destra e a manca, per degli anni, nessuno in città si era degnato di concedere alcunché. E allora, tre anni fa si era deciso: ci autotassiamo e affittiamo o se ci riesce magari compriamo. Alla fine, si è costituita una Srl e si è scelta la seconda opzione, l’acquisto. Dopodiché, si sono avviati iter progettuale e risanamento. Progettista bolzanino, artigiani quasi tutti marocchini, con esperienza, in città chi da anni chi da decenni. Falegnami, elettricisti, decoratori, piastrellisti. Da un magazzino si è ricavata una struttura assai più che dignitosa, di certo il migliore esempio del genere esistente in Alto Adige assieme al centro islamico di Sinigo. All’entrata c’è un’estesa scarpiera. Poco oltre, a destra i bagni per gli uomini, con i lavandini ad hoc per l’abluzione dei piedi. A sinistra una piccola cucina, un bagno con doccia e poi l’area destinata a donne e bambini, separata dal resto grazie ad uno spesso tendone. In una porzione dei trecento metri quadrati del centro culturale si può sostare al massimo in dieci (0,05 persone per metro quadro, dice la normativa aeroportuale che tanti problemi sta portando pure al Twenty di via Galilei), mentre per il resto non ci sono limiti. E proprio qui, dove non esistono limitazioni, si è realizzata l’ampia sala di preghiera per gli uomini. Tappeti su tappeti appaiati stesi a terra. Ieri, per gli ospiti, thè alla menta, caffè, pasticcini e dei datteri, ripieni di noci. Un alone di imbarazzo bipartisan. Pochi i media, un solo vicino, e in più il progettista bolzanino della struttura. Nessun rappresentante comunale oppure provinciale. Semplicemente si sono dimenticati di invitarli. A un certo punto ha fatto capolino il deputato Florian Kronbichler (Sel Verdi), che ha portato la propria solidarietà, in contrapposizione all’ennesima levata di scudi della destra sudtirolese. Una dozzina i rappresentanti dell’associazione. In mezzo a loro l’imam, venuto apposta per l’inaugurazione, direttamente dal Marocco.

Secondo fonti confidenziali vicine alla questura, la Digos monitora costantemente. Conoscono tutti quanti per nome e cognome. Da anni. Mai avuto nemmeno un minuscolo problema. In tutto, il bacino d’utenza del centro islamico si aggira attorno alle 150 persone. Loro, i magrebini, raccontano con entusiasmo: chi ha donato 100 euro, chi il proprio tempo libero. Hanno fatto quasi tutto da soli. I più parlano correntemente in italiano, si sentono del posto. Esprimono un unico concetto: vorrebbero si giungesse a una pacifica convivenza. Invitano alla moderazione. Sorridono. E mettono in guardia sull’uso delle parole, che possono ferire o fuorviare. Sopra l’arco all’entrata, sta una scritta in arabo. Se si chiede cosa significhi, nessuno dei presenti parla di Allah. La traduzione è: Dio è grande. Dicono Dio, per farsi capire da tutti quanti. Non è semplice, non sarà rapido, ma sperano che i più comprendano, tollerino. E magari si facciano un giro per capire. Organizzeranno giornate delle porte aperte. Senza grandi illusioni, ma loro ci tenteranno.

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