la mostra

Viaggio dentro il cancro. «La mia lotta in 16 foto»

Emanuela Laurenti ritratta durante la malattia: «Un messaggio di speranza». Fino al 10 novembre nel foyer del Comune di Bolzano GUARDA LE FOTO


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Mia nipote Lisa, 10 anni, mi ha dato la lezione più importante: prendere la vita con leggerezza. Quando ha scoperto che la chemioterapia mi avrebbe fatto perdere i capelli, si è messa a saltare per tutto l’ospedale: me li voleva tagliare lei a tutti i costi. Da quel momento ho capito che le cose possono essere belle e divertenti nonostante tutto. La malattia non esclude la possibilità di essere felici». È questo il messaggio che Emanuela Laurenti, 30 anni bolzanina che da un paio d’anni vive e lavora a Merano nel negozio Ecostore di corso Libertà, lancia attraverso una serie di scatti. Quella che verrà inaugurata domani, lunedì 27 ottobre alle ore 18.30, nel foyer del Comune di Bolzano, è una mostra - rimarrà aperta fino al 10 novembre - che documenta in 16 immagini le tappe salienti del "viaggio dentro il tumore" di Emanuela che ha scelto di "metterci la faccia", di testimoniare - quando ancora non sapeva se sarebbe guarita - il suo percorso nella malattia.

Ora che l’incubo è finito le foto, firmate da Fabrizio Giusti, presidente del Fotoclub Immagine di Merano, sono esposte in una mostra, organizzata dalla Lega per la lotta contro i tumori/Lilt. Obiettivo: dare speranza e "Luce", questo il titolo dell’iniziativa, a chi sta combattendo contro il cancro. Sono immagini in bianco e nero che testimoniano momenti difficili, ma anche ironici e perché no, allegri, di un itinerario che si è concluso con la guarigione.

Bolzano: racconta in 16 foto la sua lotta contro il tumore

Sedici immagini che raccontano il "viaggio dentro" il tumore, dalla diagnosi, alla chemioterapia fino alla guarigione. Le ha scattate il fotografo meranese Fabrizio Giusti alla bolzanina Emanuela Laurenti, 30 anni. Le foto sono esposte fino al 10 novembre in una mostra nel foyer del Comune di Bolzano, organizzata dalla Lega italiana contro i tumori. Video e foto: Fabrizio Giusti

I primi sintomi. «Tutto è iniziato l’estate dello scorso anno con una fastidiosa febbriciattola che non voleva andar via. Non si capiva esattamente cosa fosse e allora è cominciata la trafila degli esami. Dopo un mese di ricovero all’ospedale di Merano, il 19 luglio il mondo mi è crollato addosso: la febbre era causata dal linfoma di Hodgkin, un tumore del sistema linfatico. Bisognava partire subito con la chemioterapia e poi sperare di avere fortuna. Il momento più difficile è stato dirlo ai miei genitori: il mio timore era che crollassero, mentre io avevo bisogno di avere accanto persone cariche di ottimismo. Contrariamente a quelle che erano le mie preoccupazioni, hanno retto bene e questo ha reso meno pesanti anche i momenti più duri, quando ho pensato di non farcela».

Diplomata all’Accademia delle Belle arti, Emanuela Laurenti ha da sempre la passione per la foto. È così che ha deciso di documentare le diverse fasi della malattia: dalla decisione di rasarsi, giocando d’anticipo rispetto alle conseguenze della chemioterapia, ad un’immaginaria lotta con i guantoni da box ingaggiata con la morte, fino all’uscita dal tunnel dove riappare la luce.

Il fotografo. Emanuela aveva deciso che gli scatti dovevano essere fatti da uno che come lei ha il gusto per la fotografia. È così che la scelta è caduta su Fabrizio Giusti: «All’inizio - dice il fotografo - ero titubante. Mi facevo degli scrupoli. Alla fine ho accettato, perché ho capito che per lei era importante. Andavo a trovarla e ne approfittavo per fare qualche scatto».

Il momento più difficile quando è stata ricoverata in ospedale per un mese e mezzo con i globuli bianchi a zero, ovvero niente difese immunitarie.

«I contatti con l’esterno erano ridotti al minimo e chi veniva a trovarmi, doveva indossare la mascherina».

Il giorno più bello quando a dicembre le hanno detto che era guarita. Poteva tornare a progettare il futuro.

La rinascita. «Ma dopo un’esperienza di questo tipo, nulla è più come prima. Le priorità cambiano radicalmente».

A settembre è tornata a scuola.

Due weekend al mese va a Bologna, dove si è iscritta ad un corso di arte-terapia. «Io che non sono mai riuscita a sfruttare il diploma conseguito all’Accademia delle belle arti, voglio mettere la mia vena artistica al servizio di chi sta male. Perché l’arte, nelle diverse sue espressioni, può avere un effetto terapeutico».













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