«Vidi fogli excel di doppia contabilità» 

Un teste racconta: l’impresario Tosolini voleva la restituzione di tutte le somme. Disse: farò di tutto per recuperarle


di Mario Bertoldi


BOLZANO. E’ un processo dalle «verità a gocce» quello in corso davanti al tribunale di Bolzano a carico di Massimiliano Sturaro, ex amministratore delegato della società di gestione del Palace Hotel di Merano e della dottoressa Carmen Salvatore, medico del dipartimento di medicina estetica in servizio per diversi anni nella stessa struttura. Ieri, alla ripresa del processo, è stato chiamato a deporre l’avvocato Francesco Marescalco, legale di fiducia della dottoressa Salvatore in altri procedimenti giudiziari di carattere civilistico. Al centro della sua deposizione le due riunioni (indette il 15 luglio 2014 ed il successivo 21 luglio) nel corso delle quali - alla presenza anche dell’impresario Pietro Tosolini, titolare del notissimo albergo e centro di cura - si parlò anche di quella che ieri il teste ha più volte definito «la gestione del nero». Il legale ha puntualizzato di aver accompagnato la dottoressa Salvatore all’incontro per avere l’opportunità di vedere di persona Tosolini in quanto intendeva verificare la disponibilità dell’Hotel Palace a pagare tre fatture della professionista, rimaste sino a quel momento inevase, per un totale di 112 mila euro. In realtà ieri l’avvocato Marescalco è stato chiamato a deporre dal difensore d’udienza della dottoressa Salvatore probabilmente nel tentativo di dimostrare che lo stesso Tosolini e tutte le persone di sua fiducia (coinvolte nella gestione della struttura) sapessero dell’esistenza di una “contabilità in nero” che avrebbe permesso di sottrarre a tassazione una parte dei fatturati. In realtà, che Tosolini quel giorno sapesse che si sarebbe parlato di importi “in nero” era evidente, posto che l’impresario era stato informato nell’aprile precedente dalla dottoressa Salvatore della visita della Guardia di Finanza che le aveva trovato sui conti personali rilevanti somme di denaro. Anche la deposizione di ieri, però, - così come sinora il resto del processo - non ha assolutamente introdotto alcun indizio concreto sull’ipotesi che Tosolini facesse parte del gioco. Anzi. L’avvocato Marescalco ha raccontato che nel corso della prima riunione (quella del 15 luglio) Tosolini si comportò da parte lesa nel senso che invitò più volte il ragionier Sturaro «a restituire delle somme che però lo stesso ragionier Sturaro negava di aver mai percepito». «In quella occasione - ha detto ancora il teste - si discusse anche del ruolo del ragionier Sturaro che all’epoca era l’amministratore delegato» e Sturaro «fece riferimento anche ad altre due persone che non erano presenti alla riunione ed erano i coniugi Chenot». In quella occasione - ha detto ieri in aula il teste - Tosolini disse che avrebbe fatto tutto il necessario per recuperare le somme che erano state secondo lui sottratte». Nel corso della riunione - ha puntualizzato ancora il teste - non emersero cifre nel dettaglio e lo stesso Sturaro ritenne di non partecipare al successivo incontro chiarificatore avvenuto sei giorni dopo. Ovviamente nel corso dei due incontri si sarebbe parlato anche della verifica fiscale subìta dalla dottoressa Salvatore. «Ricordo - ha detto il teste - che la dottoressa Salvatore disse che non era giusto che fosse lei a pagare per delle somme che di fatto non aveva percepito». L’avvocato Marescalco ha poi confermato al giudice che nel corso di una delle due riunioni circolavano dei fogli di calcolo excel sui quali sarebbe stata dettagliata - secondo il teste - l’esistenza di una doppia contabilità. «C’erano due prospetti - ha detto il testimone - e su uno dei fogli c’era la specifica “netto 1” e “netto 2” che rappresentava la codifica di una modalità di pagamento non proprio lineare».















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