«Vietare alcolici e fumo dove si gioca»

Il primario del Serd, Dellantonio: favoriscono l’abuso delle macchinette, i bar costretti a scegliere se tenere o meno le slot


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Nei luoghi dove si pratica l’azzardo l’assunzione di alcol e nicotina favorisce la perdita di controllo sul gioco. Nei bar dotati di slot si dovrebbero vietare la somministrazione di alcolici e il fumo; idem nelle sale giochi, fra il resto le uniche a investire pesantemente sui sistemi di rigenerazione dell’aria: sanno bene che chi fuma tanto gioca tanto». Lo sostiene il primario del Servizio dipendenze dell’Azienda sanitaria locale, Elio Dellantonio.

La sua dirompente proposta è stata avanzata per la prima volta venerdì sera, al convegno sulla prevenzione della ludopatia organizzato dal Comune. Ora Dellantonio la sviluppa in dettaglio: «Parto dal presupposto che certi comportamenti in grado di generare dipendenze sono favoriti dall’assunzione di sostanze che, a loro volta, creano dipendenza, quali l’alcol e la nicotina». Assumendo o l’una o l’altra o entrambe le sostanze nei luoghi dove si pratica l’azzardo, siano essi bar o sale dedicate o casinò, «per diversi motivi si favorisce la perdita di controllo sul gioco».

Da questo punto di vista, «sono due comportamenti che meriterebbero grandissima attenzione. Se autorizzati negli spazi da gioco, li rendono di fatto più pericolosi». L’alcol è pericoloso perché abbassa il controllo sull’attività di gioco, riducendo i freni inibitori. «In tedesco si dice che si diventa leichtfertig, superficiali, disinibiti». E in tal modo si incentiva il gioco. «Qualcosa di simile accade con la nicotina. Ogni tiro di sigaretta è un piccolo rinforzo al comportamento della dipendenza. Ogni tiro è una piccola scarica di dopamina». Un rinforzino che induce a rigiocare; rigiocando si è presi e si fa un altro tiro, che spinge a rigiocare. Un circolo vizioso, che si autoalimenta. «Lo si vede benissimo nei vecchi film: nelle partite di poker fumavano tutti».

Dellantonio è convinto che la ricetta non sia la proibizione del gioco d’azzardo tout court. «Ma lo si deve regolamentare e disciplinare». A differenza della Svizzera, dove chi guadagna sull’azzardo paga il 70% di imposte, «in Italia le imposte sono calate dal 15% del 2004 al 9% del 2012. C’è stato un abbassamento delle tasse, che ovviamente favorisce il proliferare del gioco d’azzardo. Non si parla di una tassazione del 70% come Oltralpe. Da noi si vietano i casinò ma poi si fanno esplodere le sale giochi e i bar con le macchinette. Ciò significa gestire la questione con modalità poco coerenti». Se si vuole favorire un minimo di controllo rispetto all’utilizzo delle slot nei bar, propone Dellantonio, «basterebbe introdurre una regola: dove si gioca non si fuma e non si beve, non possono essere permesse sigarette e somministrazione di alcolici. Oltreché esserci il divieto di accesso per i minori». Se si facesse questo, «i bar sarebbero costretti a scegliere: il tal locale o offre bevande o decide di tenere le macchinette».

Un’altra proposta, sempre in tal senso, riguarda le sale gioco. «Posto che anche lì dovrebbe essere introdotto il divieto di somministrazione di alcolici, si dovrebbe verificare con maggiore attenzione se e come funzionino gli impianti di rigenerazione dell’aria». A detta del primario, infatti, le sale gioco sarebbero le uniche a investire - perché di un vero e proprio investimento produttivo si tratta, visto che consente di far lievitare i guadagni - nell’installazione dei costosi macchinari che permettono la rigenerazione dell’aria, anche in ambienti completamente chiusi, interrati o sottoterra. «Questi sistemi di ventilazione permettono di fumare; per le sale da gioco sono un investimento. I gestori sanno benissimo che esiste una correlazione stretta fra il numero di sigarette fumate e la quantità di soldi giocati». Insomma, più si fuma più si gioca. «L’ufficio igiene dovrebbe monitorare: qualora ci fossero delle concentrazioni di monossido di carbonio troppo elevate, cioè se i sistemi di ventilazione non funzionassero a dovere, si dovrebbe imporre un limite al gioco o un divieto». Si dovrebbe insomma rendere meno facile l’accesso al gioco d’azzardo. Si dovrebbero trovare delle soluzioni per ostacolare il diffondersi dell’offerta, oggi troppo poco controllata. «In attesa che lo Stato prenda una posizione coerente e univoca sul gioco d’azzardo. Da dieci anni, partendo da Tremonti per finire a Monti e a Letta, lo Stato ha assunto un atteggiamento negativo e controproducente».

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