Vietati infradito e canotta a Palazzo di giustizia

Fa discutere la circolare del Procuratore. Gli impiegati: «Caldo insopportabile» Rispoli: qui si svolge una delicata funzione pubblica. È anche questione di decoro


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Vietati bermuda, pantaloni corti, ciabatte infradito e capi di abbigliamento eccessivamente scollati. Questo il contenuto della circolare, firmata dal procuratore capo Guido Rispoli, che in queste giornate di caldo africano fa discutere il personale amministrativo di Palazzo di giustizia, al quale è destinata. «Non sono un bacchettone - replica Rispoli - è una questione di decoro e di rispetto del ruolo che si ricopre».

«Il problema è - dice un’impiegata che chiede l’anonimato - che in questi uffici si muore: nonostante teniamo le tapparelle abbassate, il caldo è insopportabile. Ciò giustifica il fatto che ci sia chi arriva con l’abbigliamento da mare».

Qualcuno poi aggiunge che il “problema non esisterebbe se tutto il palazzo, e non solo un piano, fosse climatizzato”.

Chiamato in causa Rispoli ammette che è “una vergogna che, nonostante le ripetute sollecitazioni, gli uffici di palazzo di giustizia non siano climatizzati e questo fa sì che, nelle estati molto calde, ci siano condizioni lavorative al limite, in particolare per chi, scegliendo di avere libero il sabato, fa due rientri pomeridiani: il martedì e il giovedì dalle 15 alle 17”.

Climatizzato è solo l’ultimo piano, recentemente ristrutturato, dove ci sono gli uffici del capo della Procura, della presidente del Tribunale e di alcuni dirigenti amministrativi.

«Quando nel 2011- ma per oltre 20 anni sono stato al terzo piano e quindi conosco benissimo la situazione - mi sono insediato nell’ufficio di Procuratore ho detto e scritto che il fatto che solo all’ultimo piano ci fosse il clima, avrebbe creato una situazione di disparità. Mi avevano assicurato che si sarebbe partiti da lì per estendere l’impianto a tutti i piani, così non è stato».

Pur ammettendo dunque che il problema esiste, Rispoli spiega così la decisione di scrivere quella circolare: « Il Palazzo di giustizia non è soltanto un luogo di lavoro, ma anche, e soprattutto, un luogo dove si svolge una delicata funzione pubblica di rango costituzionale che richiede il rispetto di precise regole formali anche per quanto concerne l’abbigliamento. Carabinieri e polizia sono in divisa, gli avvocati sono vestiti in un certo modo: chi lavora a Palazzo di giustizia non può arrivare in bermuda e ciabatte. Anche perché non credo sia un pezzo di stoffa o di scarpa in più a fare la differenza a livello di temperatura, mentre lo fa a livello di stile. Qualcuno ha criticato? Può essere. Più d’un dipendente a me ha detto di condividere la circolare».













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