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Villa Elissa, il Tar di Bolzano annulla la concessione edilizia

Mancato rispetto delle distanze dagli edifici vicini: i balconi non sono a norma. I vicini: «Annullamento parziale, non ci basta». Comune condannato a pagare


Davide Pasquali


BOLZANO. La bellezza di trentotto pagine di sentenza del tribunale amministrativo regionale per annullare la concessione edilizia. Ma dopo l’udienza di merito, tenutasi il 20 luglio, sono trascorsi la bellezza di 84 giorni per la pubblicazione della sentenza e quindi per sapere che cosa avessero deciso i giudici. Intanto, però, i lavori di costruzione del nuovo edificio sono andati avanti. Ma la concessione non è stata annullata in toto, bensì solo parzialmente. Ovverosia, la casa potrà essere costruita, a parte alcuni balconi che pare non siano a norma.

L’ennesimo pasticcio all’italiana, condito però in salsa (urbanistica) bolzanina. Stiamo parlando di villa Elissa, l’edificio che sta sorgendo in via San Quirino, affacciato sui cortili interni di viale Venezia. Una demo-ricostruzione contestata bellicosamente dai confinanti per una miriade di questioni, anche se i giudici amministrativi bolzanini hanno accolto una contestazione soltanto.

E adesso? «Andremo avanti», spiegano insoddisfatti i ricorrenti, che settimana prossima terranno un vertice con il loro legale per studiare il da farsi. Secondo il portavoce dei residenti, la concessione edilizia venne approvata in tempi rapidissimi, durante la reggenza del commissario straordinario Penta. Una «concessione sprint», la definiscono provocatoriamente i ricorrenti, per cui non sarebbe stata effettuata per bene la dovuta verifica sulla densità edilizia. Secondo i vicini, su quel lotto non si potrebbero realizzare più di quattro metri cubi per metro quadro, mentre il progetto prevederebbe una densità di otto metri cubi per metro quadro.

Improponibile addentrarsi in questa sede in tale giungla giuridica, a parte ovviamente la sostanza: il Tar ha giudicato di dover disapplicare i commi g) e c) dell’articolo 3 delle norme di attuazione del piano urbanistico comunale. Secondo i giudici «non si può esonerare dal computo del parametro distanziale i balconi che, secondo consolidata giurisprudenza, costituendo un elemento destinato ad ampliare la consistenza del fabbricato, rientrano nella nozione civilistica di costruzione, dalla quale non può prescindere il regolamento comunale nel dettare la disciplina delle distanze, siano esse quelle tra fabbricati o quelle tra fabbricato e confine». Quindi, i giudici hanno dovuto disapplicare la norma, accogliendo parzialmente il ricorso dei vicini e annullando la concessione nella parte relativa ai balconi. Il Comune, assieme alla committenza di villa Elissa, è stato condannato a rifondere le spese: 4000 euro. E adesso? Chi vivrà, vedrà.

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