Vipiteno: Durnwalder difende il wellness

Acquarena contro Balneum, il presidente: «Serve per il turismo»


Gianfranco Piccoli


BRESSANONE. La Provincia non può impedire ai comuni di realizzare centri wellness, ma su un punto Luis Durnwalder è fermissimo: «Da noi non avranno un centesimo per i costi di gestione. Se i bilanci sono in rosso, si devono arrangiare». Il presidente inteviene così sul tema lanciato da Stefano Cicalò, direttore dell'Acquarena. Cicalò si è detto preoccupato per la proliferazione dei centri benessere.  Il responsabile dell'Acquarena, dopo l'inaugurazione del Balneum, ha chiesto esplicitamente al presidente della Provincia un masterplan per regolare il settore: «Avanti di questo passo - ha detto Stefano Cicalò - corriamo il rischio di cannibalizzarci: il settore va regolamentato».  «Innanzitutto - esordisce Luis Durnwalder - va chiarito che il Balneum esisteva prima dell'Acquarena, quella che è stata fatta a Vipiteno è una ristrutturazione: Bressanone non ha motivo di lamentarsi quindi. Detto questo, il masterplan c'è già, ed è legato alle strutture sportive: la Provincia ha già individuato i bacini d'utenza dove possono essere realizzati gli impianti, piscine comprese. C'era, solo per citare un esempio, il dubbio tra Valle Aurina e Campo Tures (dov'è in costruzione il Cascade ndr). Noi - prosegue il presidente - abbiamo detto esplicitamente che avremmo finanziato una sola struttura e alla fine il denaro, inizialmente previsto per Valle Aurina, è stato dirottato sul comune di Campo Tures dopo che le due amministrazione hanno trovato un accordo».  Ma alle piscine vengono poi associati i centri benessere: «Ma noi questo non lo possiamo impedire, anche perchè i soldi in più vengono messi dai comuni stessi. Non abbiamo margini d'intervento. Tra l'altro - afferma Durnwalder - molto spesso è l'imprenditoria turistica a premere in questa direzione».  Non pensa che, in effetti, ci siano troppi centri wellness in Alto Adige? «E' un'affermazione condivisibile se pensiamo solo alla popolazione locale - risponde Durnwalder - ma non possiamo dimenticare che l'Alto Adige ha ogni anno 5 milioni di turisti. La valutazione su questi servizi deve essere complessiva».  Realizzare queste strutture costa, ma è soprattutto la gestione (affidata a società controllate dal pubblico) il punto dolente: «Su questo la posizione della Provincia è netta - risponde Durnwalder - noi finanziamo la costruzione, ma non daremo mai un solo centesimo per la gestione. Più di una volta hanno tentato di bussare alle casse provinciali giustificando la richiesta con gli aiuti all'economia turistica». A San Candido è stato azzerato il consiglio di amministrazione dell'Aquafun a causa dei conti in rosso, alla fine rischiano di pagare i cittadini: «Se hanno voluto queste strutture, se le devono anche pagare», conclude Luis Durnwalder.  Anche l'assessore provinciale al turismo Hans Berger mette a fuoco il tema dei costi di gestione: «Parto dal presupposto che queste strutture sono prevalentemente rivolte alla popolazione locale». Ma la realtà è che attirano moltissimi turisti: «Turisti soprattutto di giornata, però, persone che dal Trentino o dall'Austria arrivano e partono nell'arco delle 24 ore - controbatte Berger - ciò non toglie che questi impianti hanno dei costi molto elevati e che un'amministrazione comunale debba fare bene i conti prima di aprirne uno».

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