Vipiteno: Seeber lancia la scuola per impiantisti

Parla il titolare della Leitner: «Deve attirare studenti da tutto l'arco alpino»



VIPITENO. Scuola sì, ma di ampio respiro, non stretta nei confini provinciali (o addirittura valligiani) ma in grado di rivolgersi a tutto il pubblico dell'arco alpino e con un chiaro impianto trilingue: italiano, tedesco e inglese. E' questa l'idea che piace a Michael Seeber, presidente della Leitner di Vipiteno, il «gigante» del movimento su fune che la Provincia vorrebbe coinvolgere nell'intrigante progetto di una scuola per impiantisti nel capoluogo dell'Alta val d'Isarco.  Contatti tra la Sovrintendenza scolastica italiana e l'azienda ci sono già stati nei mesi scorsi, per sondare innanzi tutto la disponibilità (già data) della Leitner di mettere in gioco decenni di esperienza nel settore. A Vipiteno, infatti, si sta cercando un'alternativa in vista dello smantellamento del liceo italiano, in forte crisi vocazionale: l'assessorato ha già deciso di chiudere il triennio. Resterà (ma è a rischio) il biennio.  La Provincia si è detta però pronta ad appoggiare un progetto in grado di calamitare studenti. E l'idea emersa in questi mesi è proprio legata ad una scuola per operatori di impianti a fune: solo in Alto Adige, in questo settore, tra aziende costruttrici (1.000 dipendenti) e impianti (2.000 tra lavoratori fissi e stagionali), operano circa 3.000 addetti, numero che sale a 14.000 in Italia.  Seeber guarda con interesse al progetto, anche se ha una visione ben precisa: «L'idea è interessante, importante però che ci sia una visione ampia». Cosa intende? «Non possiamo pensare ad un istituto di questo tipo rivolto al solo Alto Adige o, addirittura, alla sola valle d'Isarco: bisogna guardare all'interno arco alpino. Non solo, è importante che abbia un impianto trilingue: italiano, tedesco ed inglese».  Che figura si attende? «Un profilo professionale a metà tra il tecnico e il manageriale: oggi manca». In quale modo la Leitner potrebbe partecipare? «Abbiamo professionalità elevatissime, che possono essere trasmesse ai giovani». Ma così non rischiate di fare un favore alla concorrenza? «E' un pensiero che può sfiorare, in realtà tutto il settore trarrebbe vantaggio». Ora i vostri dipendenti che curriculum hanno? «La verità è che si formano sul campo, perché in Italia la teoria sovrasta la pratica. Tanto che - termine Seeber - per trovare personale qualificato, mi riferisco ai profili più alti, bisogna guardare al mercato del lavoro germanico».  Ha una visione differente Sandro Lazzari, presidente nazionale dell'Anef, l'Associazione nazionale esercenti funiviari: «E' un progetto suggestivo, ma sulla realizzazione ho qualche dubbio - commenta - in passato c'è stato un esperimento analogo, finanziato dalla Provincia: gli iscritti furono pochissimi, tanto che poi si abbandonò questa strada». «Credo - prosegue il presidente dell'Anef - che la soluzione migliore per rispondere alle esigenze di profili professionali del settore degli impianti a fune, sia inserire programmi a hoc in istituti esistenti».

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