Visetti: «La Cina? Imparare a conoscerla per poterla criticare»

Il giornalista: è la seconda potenza economica mondiale ma nell’arco di un decennio supererà gli Stati Uniti


di Luca Sticcotti


di Luca Sticcotti

Mercoledì prossimo 13 giugno alle ore 18 la Libera Università di Bolzano ospiterà un incontro, organizzato dal Centro per la Pace del Comune di Bolzano, volto a presentare l'ultimo libro di Giampaolo Visetti, corrispondente del quotidiano «La Repubblica» dalla Cina e già direttore dei quotidiani Alto Adige e Trentino.

Visetti, cos'è oggi la Cina?

«È la seconda potenza economica e si trova in uno slancio tale che nell'arco di meno di un decennio, o forse anche prima, verosimilmente sarà in grado di raggiungere e superare gli Stati Uniti. Lo spostamento in corso è una sorta di terremoto sotterraneo, economico, politico, culturale e sociale: per la prima volta il grande potere dell'umanità emigra dagli Stati Uniti e dall'Europa verso Oriente ed ancora per la prima volta, dal secondo dopoguerra, si appresta ad essere nelle mani di una potenza non democratica».

La Cina la conosciamo ancora troppo poco. Quali sono gli stereotipi da demolire per essere in grado di conoscerla meglio?

«Come in ogni Paese gli stereotipi rivelano anche verità maggioritarie. E' vero che rischiamo di affogare nei luoghi comuni però è anche vero che questi tendenzialmente esprimono anche delle verità profonde. La Cina è oggi una sorta di incubo: sentiamo la pressione di un mondo con il segno + rispetto al nostro che sta in qualche modo retrocedendo in quelle che sono le classifiche delle leadership globali. Il problema non sta tanto nella potenza dei numeri della Cina- 1 miliardo e 400 milioni di persone, uno dei paesi più vasti della terra, crescita economica a doppia cifra negli ultimi trent'anni (oggi dal 7 al 9 % all'anno) inimmaginabile per noi - ma nella crisi, che è tutta nostra. Tendiamo a riversare sulla Cina e sull'Oriente tutte quelle responsabilità e anche quelle occasioni che noi stiamo perdendo».

Che fare allora?

«La Cina è un mondo spaventoso ma non dobbiamo averne paura. Dobbiamo invece confrontarci con questa realtà importante, imparare a conoscerla in profondità e metterla in discussione sulle cose reali, non solo sui diritti umani che pure sono un aspetto importante della questione Cina. In sostanza: quel Paese ha anche molte qualità che noi abbiamo perduto e che fingiamo di non voler guardare».

Il rapporto dei popoli orientali con la natura è decisamente diverso dal nostro. Qual è la situazione attuale in Cina per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia dell'ambiente?

«Il Giappone prima e la Cina poi sicuramente non sono stati un esempio per il mondo a proposito di sviluppo sostenibile. Il Giappone uscendo da Hiroshima e Nagasaki ha puntato tutto sulle centrali nucleari e poi abbiamo visto l'anno scorso con Fukushima qual è stato il risultato di questo: 56 centrali nucleari chiuse, il 200% di debito pubblico e gravissima crisi in realtà da oltre un decennio. La Cina purtroppo sta seguendo in gran parte l'esempio del Giappone: ha costruito la sua crescita sulla delocalizzazione dell'Occidente offrendo la sua mano d'opera a basso costo e cioè un'enorme massa di schiavi. I costi di produzione sono stati a lungo molto bassi anche e soprattutto grazie all'assenza totale di attenzioni ecologiche. Ma attenzione: la Cina è oggi il più grande inquinatore del pianeta però i cinesi, che sono anche molto attenti al business, negli ultimi mesi si sono accorti che la green economy sta diventando il vero grande affare di questo secolo e quindi non tanto per attenzione alla natura quanto per fedeltà agli affari hanno messo in moto la più grande riconversione dello sviluppo della storia dell'umanità. Stanno iniettando nello sviluppo sostenibile una massa gigantesca di denaro che ovviamente ha un influsso dirompente anche in Europa e negli Stati Uniti e costringerà anche l'occidente, se ne avrà i soldi, a riconvertire un po' alla volta la propria economia».

Le ultime notizie dalla Cina parlano di lotte tra spie ed un grande scontro per il potere. Quanto dobbiamo preoccuparci?

«Non lo sa nessuno. Di fatto però nell'autunno 2012 verrà designata la leadership cinese per i prossimi 10 anni. Questo determina - con le elezioni presidenziali americane di novembre - una fragilità politica generalizzata. Il partito comunista è davvero per la prima volta spaccato, senza aver deciso finalmente se imboccare la strada di graduali riforme di parziale apertura democratica o intraprendere la strada opposta ritornando ad una sorta di ortodossia neomaoista. C'è un altro aspetto da considerare. La Cina in ottobre deciderà chi guiderà il sorpasso sugli Usa e determinerà i grandi cambiamenti mondiali del prossimo decennio. Per noi in Occidente è una cosa inimmaginabile, nessuna democrazia occidentale è in grado di pianificare il futuro così a lungo termine. Le scelte della Cina avranno delle conseguenze dirette sulle nostre vite. E' un fatto epocale, ben al di là delle Olimpiadi o dei premi Nobel per la pace assegnati ai dissidenti».

In questi ultimi anni quali sono i pensieri di Giampaolo Visetti durante i suoi brevi soggiorni nella terra natale in Trentino? Com'è il Trentino Alto Adige visto dalla Cina?

«La mia percezione immediata è lo stupore per quanto ancora ci si possa permettere un tenore di vita elevato. Guardando ai dati economici e finanziari non dovrebbe essere così. La cosa stupisce molto anche i cinesi. Da una parte è un piacere ma dall'altra la cosa mi provoca una certa inquietudine, ho la sensazione di un mondo che continua vivere al di sopra dei propri mezzi. Fino a quando durerà?»

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