La storia

Viveva sotto ponte Roma: salvato dalla polmonite 

L’intervento in extremis: un trentenne senzatetto nigeriano era in condizioni molto critiche. Ricoverato grazie a Papadam Diop, sta per lasciare l’ospedale, ma ha bisogno di un luogo caldo


Paolo Tagliente


BOLZANO. Giorni fa è stato ricoverato nel reparto di rianimazione del San Maurizio con una polmonite bilaterale che lo stava facendo morire. Nelle scorse ore, per fortuna, con le sue condizioni di salute che sono nettamente migliorate, il giovane è stato trasferito nel reparto di medicina e, tra qualche giorno, se tutto andrà come previsto dai medici, potrà tornare a casa. Ecco, la casa. Per un vero lieto fine di questa storia, però, il ragazzo dovrebbe avere una casa. O quanto meno, un posto caldo dove poter stare.

Gli ultimi due anni, infatti, Robert (nome di fantasia) li ha passati sotto ponte Roma, in un giaciglio di fortuna, reso insufficiente dai rigidi inverni altoatesini e precario dai frequenti sgomberi ordinati dal Comune. Lui, nigeriano, trent’anni il prossimo aprile, probabilmente deve la vita a Papadam Diop, volto conosciutissimo in città che al suo lavoro, all’attività di sindacalista, all’impegno sociale e allo sport (è stato nazionale senegalese di karate), aggiunge anche l’opera di volontariato a favore degli “invisibili”.

Ed è stato lui, qualche giorno fa, nel corso di una delle frequenti visite durante le quali porta coperte, vestiti e cibo ai tanti senzatetto di Bolzano (che, va detto, nella quasi totalità rifiuta di usufruire delle strutture d’accoglienza presenti in città), si è accorto che uno di questi stava male.

Stava male da giorni e Papadam ha subito capito che la situazione era seria, che le condizioni in cui si trovava non erano più compatibili con il suo stato di salute e che non c’era un momento da perdere. E così, ha chiamato subito l’ambulanza e ha fatto trasportare Robert in ospedale. I sanitari del San Maurizio hanno confermato la gravità della situazione e il giovane è stato subito trasferito in rianimazione. Evidente che, adesso, una volta dimesso, Robert non possa tornare a vivere sotto un ponte, a gennaio.

Le sue condizioni sono certo migliorate. «Ho contattato l’assessora Chiara Rabini», spiega Papadam Diop, «per illustrarle la situazione e chiederle aiuto. Mi ha assicurato il massimo impegno per aiutare questo ragazzo». Una richiesta d’aiuto che l’assessora ha subito raccolto, attivandosi subito. «Siamo già in contatto con le associazioni con cui il Comune lavora in costante contatto», assicura Chiara Rabini, «e con l’ambulatorio Stp, che garantisce assistenza sanitaria alle persone straniere presenti temporaneamente sul nostro territorio. Ci stiamo muovendo per aiutare quel ragazzo, insomma, e sono certa che nei prossimi giorni, quando sarà dimesso dall’ospedale, potrà essere accolto in una struttura che gli garantisca un giaciglio e pasti caldi».













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