«Vogliamo i due mandati diretti» 

Alessandro Huber: a livello regionale patto di ferro con la Svp, domani mi incontro con Achammer


di Maurizio Dallago


BOLZANO. La Svp sottolinea di non volere un patto nazionale con il Pd? «Nessun problema, è un’interpretazione coerente della nuova legge elettorale che non prevede premio di maggioranza», risponde il neosegretario dei Democratici altoatesini, Alessandro Huber. Certo, il dialogo ed in fondo il «patto di ferro» tra Dem e Stella alpina va avanti sul piano regionale. E lo si vedrà - dopo averlo sperimentato dagli anni Novanta a questa parte anche prima della nascita del partito di Renzi - già con le prossime politiche. «Abbiamo sempre dimostrato, nei fatti, di essere autonomisti e non è neppure vero che su questa strada, abbiamo “venduto” il gruppo italiano», dice Huber, che guarda al futuro. Politiche sì, ma poi le provinciali nello stesso anno e tutta una serie di temi: dal ruolo dell’ospedale di Bolzano all’apprendimento linguistico, dai giovani alle infrastrutture e mobilità nel capoluogo.

Ma il nuovo segretario del Pd altoatesino ha già incontrato il suo omologo della Svp sulle scelte per le politiche?

«Incontro già programmato, perché i tempi stringono. Mi vedrò con Philipp Achammer, con cui mi sono sentito al telefono, questa settimana, con ogni probabilità venerdì».

Basta un vertice a due su temi così importanti?

«Certo che no, poi la settimana prossima il vertice sarà allargato alle segreterie e vorrei ci fosse anche l’onorevole Bressa, prima della nostra assemblea dell’11 dicembre in cui tireremo le somme degli incontri precedenti».

Se la Stella alpina sarà «blockfrei» nella prossima legislatura, sarà più difficile indurla ai voti di fiducia nel caso il Pd rimanga al governo.

«Stante l’incertezza sulle maggioranze del prossimo parlamento, la Svp si andrà a posizionare dove difenderà al meglio gli interessi del suo elettorato, collaborando comunque con le forze che da sempre partecipano al rafforzamento dell’autonomia».

Un passo alla volta. A primavera 2018 le politiche. Il Pd vuole l’accordo con la Svp per i due mandati diretti - Camera e Senato - nel collegio Bolzano-Bassa Atesina. Sareste disposti a lasciare alla Stella alpina uno dei due posti, per magari rifarvi con un candidato sicuro al proporzionale nella loro lista?

«Meglio lasciare le cose come stanno, ovvero con le due candidature nei seggi uninominali».

Con gli stessi inquilini, ovvero Gianclaudio Bressa e Francesco Palermo?

«Dobbiamo confrontarci con loro due, ma credo che la continuità farebbe bene. Ribadiremo la nostra vocazione autonomista e i due attuali parlamentari hanno dimostrato di saperci fare. Inoltre una persona competente come Zeller non ci sarà più e quindi il ruolo di Bressa diventa ancora più fondamentale».

Soddisfatti di quanto ha prodotto in questi anni l’accordo tra Pd e Svp?

«Gli obiettivi sono stati raggiunti, l’autonomia si è raffforzata e l’Alto Adige ha retto alla crisi più e meglio di altri, nonostante i ciclici attacchi all’autonomia portati da varie forze politiche».

Faccia degli esempi?

«Tra tutti il rinnovo della concessione A22».

E questioni che riguardano più da vicino la popolazione italiana?

«Questo è un territorio molto speciale, e soprattutto nei grandi centri il Pd fa un lavoro di apertura. Vedi il tema dell’apprendimento delle lingue nella scuola italiana, le politiche giovanili. Lo stesso Noi Techpark: le aziende che fanno innovazione ed export sono quelle che si sono comportate meglio, creando posti di lavoro che vanno a vantaggio di tutti».

Eppure, in questa fase più di altre, la Svp sembra guardare a destra. Ricordo i recenti voti su Ius soli e dichiarazione “etnica” per le iscrizioni a scuole ed asili.

«Battaglie di retroguardia: o ragioniamo in un’ottica europea o non si va da nessuna parte. Rischiamo di fermarci ai mercatini di Natale, con tutto il rispetto per questi ultimi».

In questo contesto il capoluogo, ed in generale i grossi centri, sembrano scontare una politica Svp che ha guardato di più al territorio ed alla periferia. È conscio che è tempo di recuperare il terreno perduto?

«Assolutamente. Non a caso nell’agenda abbiamo temi come il ruolo di Bolzano e di Laives, il nosocomio San Maurizio, la mobilità e le infrastrutture nel capoluogo. A tale riguardo voglio ripristinare appieno il ruolo dell’assemblea cittadina».















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