Zanonato: «Arriva una nuova Europa»

L’ex ministro candidato del Pd: c’è stata troppa finanza e poca economia reale, gli Stati devono cedere poteri


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Indebolire l’Ue, uscire dall’euro. E poi? Flavio Zanonato, candidato del Pd alle elezioni europee del 25 maggio, risponde agli euroscettici: «Parlano come se la causa della crisi fosse l’euro. In realtà l’Unione europea è il tentativo di governare processi che avvengono in questa parte del mondo, come la globalizzazione. Chi è contro, vuole che siano altre entità a gestire tali processi. Vuole che siano le multinazionali, la grande finanza o gli Stati più potenti. Sappiamo cosa accade, quando non si governa l’industrializzazione: è sufficiente fare un giro nelle favelas che sorgono accanto alle grandi realtà urbane». Zanonato, ex sindaco di Padova, ministro dello sviluppo economico nel governo Letta, accolto dalla segretaria del Pd Liliana Di Fede, ha presentato ieri la sua candidatura al parlamento europeo nella sede del Pd. I democratici italiani, membri del gruppo Pse nel parlamento europeo, sostengono il tedesco Martin Schulz come presidente della commissione europea. È la prima volta che avviene l’elezione diretta del presidente. «È arrivata l’occasione per la svolta», sottolinea Liliana Di Fede. Zanonato traduce: «Da quindici anni l’Ue è governata da una maggioranza di centrodestra, che ha portato avanti una politica basata sulla finanza e non sulla produzione e la crescita, che ha aumentato le disuguaglianze. Facendo vincere Schulz potrà iniziare una politica europea basata sui principi di sinistra, che puntano ai diritti, alla solidarietà e all’uguaglianza tra i cittadini. Perché noi pensiamo che non vive bene nessuno in una società con pochi ricchi e molti cittadini in difficoltà». Zanonato sottolinea: «L’Europa di oggi è un gigante incatenato. Siamo 503 milioni di abitanti, abbiamo il più alto Pil del mondo, siamo il più grande mercato, ma questo non si traduce in una vera forza, perché chi ha governato Bruxelles in questi anni non ha costruito una Unione europea che sia politica, non solo finanziaria. Avete idea di quanta efficacia in più ci sarebbe e quanti risparmi otterremmo, se esistesse una politica estera europea, con un solo ambasciatore per capitale e non 28 come oggi, se esistesse una difesa unica?». E l’Italia? «La finanziarizzazione estrema dell’Ue ci ha penalizzato. L’Italia ha perso il 17 per cento di capacità produttiva e il suo Pil è crollato. Con Schulz vogliamo puntare su una economia reale. Gli Stati accetteranno di devolvere poteri a una Europa più politica? «Fanno resistenza, ma credo che sarà inevitabile. Da soli gli Stati non riescono a gestire la complessità in cui siamo immersi». Nel pomeriggio di ieri nella sede del Pd è incontro con il candidato Nicola Dall’Olio. (fr.g.)

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