Zeller deciso: «La Lega? Mai con la Svp a Bolzano»

Il senatore: «Rompere con il Pd significa avere Renzi avversario a Roma» La Svp ringrazia dell’invito ma preferisce voltare le spalle a Salvini & Co.


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Ma ci pensate io, Kompatscher e Achammer che ci presentiamo alla Hofburg, a Vienna, e diciamo: caro cancelliere, ci siamo alleati con la Lega. E magari con la Le Pen...». Karl Zeller a Roma parla di e con Salvini un giorno sì e l'altro pure. E quindi dice anche: «Con lui abbiamo in comune tante cose. In parlamento la sua è l'unica forza che si batte contro la ricentralizzazione della riforma istituzionale...». E allora, senatore? «Allora Laives non è Bolzano. E rompere col Pd a Bolzano significa avere Renzi dall'altra parte della barricata. Quindi, grazie dell'invito ma diventare loro alleati a Bolzano, vorrebbe dire esserlo anche a Roma o a Bruxelles... meglio di no». Ecco la risposta Svp a Salvini che arriva al Rainerum, si mette la felpa Bolzano-Bozen e chiede di governare insieme, nel capoluogo come a Laives. Insieme in certe battaglie ma non in tutte, spiega Zeller. E non con tutti. Il senatore è il più andreottiano della Svp, quello che parlerebbe anche con Bin Laden anche da morto se servisse alla causa altoatesina. Ma, realisticamente, il senatore detta la linea.

Cosa vi divide allora, se non l'autonomia?

«Il modo di fare politica. Che è tattica, ma anche strategia. Loro vogliono tutto e subito. Noi siamo più moderati, come è in fondo la nostra gente».

Moderati?

«E come no? Siamo sui binari di Magnago che diceva: prendete un fiore alla volta, alla fine avrete tutto il mazzo. Per prendersi un fiore alla volta occorre essere lucidi e andarci piano anche con le parole».

La Lega potrebbe cambiare...

«Fanno opposizione totale. Anzi: ho avuto l'impressione che avrebbero preferito non migliorare il testo delle riforme istituzionali così da avere gioco facile nel denunciare il neocentralismo del governo...».

E invece voi?

«Se non avessimo agito in stile Volkspartei, trattando e mediando come è nostro costume, non avremmo portato a casa la clausola di salvaguardia».

Quindi voi non urlate?

«Meglio di no. L'abbiamo fatto a Castelfirmiano, ma allora erano altri tempi».

Perché Bolzano non è Laives?

«Perché è il capoluogo, è un simbolo. Significherebbe spezzare il legame col Pd».

Non va?

«L'autonomia l'abbiamo costruita prima con la Dc e poi coi democratici. Non con la Lega. Questo conta. C'è una rete di relazioni, di contatti anche internazionali. La Lega è antieuropea, è antieuro».

Salvini pare meno stentoreo di Bossi...

"«Ma non cambia rotta. E le sue alleanze a Bruxelles sono quelle di sempre».

Ma col governo Berlusconi, che aveva la Lega dentro, avete avuto buoni rapporti...

«Questo è un altro problema, gli equilibri all'interno della coalizione di centrodestra. Berlusconi è in declino, i moderati stanno con Renzi e la Lega sta prendendo la leadership dello schieramento. E dunque cambia anche la connotazione culturale dei possibili interlocutori».

Ma non è che appiattendovi troppo sul centrosinistra e la sinistra a Bolzano ci perdete?

«Può darsi. Infatti l'obiettivo è quello di non appiattirsi. Anche Renzi ha problemi a sinistra e per fare alcune cose ha dovuto sganciarsi, rendersi autonomo. Su Bolzano decideranno i nostri sul posto ma un'alleanza chiara e strategica con Salvini ci legherebbe ancora di più. E poi hai voglia di andare a trattare con Renzi sulle competenze...».

Sicurezza, aeroporto, profughi, pulizia: su queste cose il programma della Lega sembra un po' il vostro...

«Un po'... Tutto sta nel modo in cui lo dici e negli strumenti che vuoi usare. Certo, dicono molte cose giuste. Ma non penso che i renziani su aeroporto, pulizia e tutto il resto stiano su un altro pianeta».

Quindi?

«Contano anche i precedenti, le parole, i toni, la cultura di uno schieramento...».

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