Welfare

Bonus mamme con il lavoro fisso: «Più che "regali" servono nidi»

Pirolo (Caaf Cgil): «Scatta l’esonero dai contributi previdenziali a carico delle donne fino a 3 mila euro l’anno. Ma questa non è la soluzione. Servono più servizi». Masera (Cgil): «Scelta contestabile, che pensione si troveranno?»

IL VIDEO Arriva il bonus mamme, si avrà senza limiti di reddito


Valeria Frangipane


BOLZANO. Scatta a febbraio anche in Alto Adige (gennaio sarà recuperato come arretrato), il "bonus mamme", previsto dalla legge di Bilancio 2024. Il beneficio consiste nello sgravio del 100% fino al 2026 della quota contributiva obbligatoria a carico delle lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato, madri di tre o più figli di cui uno minore di 18 anni o, per il solo 2024, per le madri di due figli di cui uno di età inferiore ai 10 anni.

L'Inps ha chiarito con una circolare che il vantaggio può valere fino ad un massimo di 3 mila euro l'anno, circa 250 al mese (141 euro netti al massimo in busta paga secondo i calcoli dell'Ufficio Parlamentare di bilancio).La norma non prevede un limite di reddito per ottenere il beneficio.Le lavoratrici che hanno diritto all'esonero possono comunicare la loro intenzione di avvalersene al datore di lavoro o direttamente all'Inps dando i codici fiscali dei figli.

Bonus una tantum

Marco Pirolo - del Caaf Cgil - dice che si tratta di un intervento del governo per combattere la denatalità - che per la prima volta si è fatta sentire nel 2023 anche in provincia di Bolzano - che non risolve la questione. «Meglio di niente... ma un bonus una tantum è un palliativo. Se vogliamo veramente sostenere la natalità allora dobbiamo aprire più "nidi". Offrire alle mamme soluzioni concrete, invece di costringerle a fare le equilibriste tra casa, figli e lavoro. Servono microstrutture per l'infanzia aperte tutto l'anno, asili e scuole che garantiscano assistenza a tempo pieno».

Stangata sulla pensione

Cristina Masera - segretaria provinciale Cgil - parla di scelta contestabile: «In sintesi la mamma non pagherà la sua quota di contributi previdenziali, mentre il datore di lavoro continuerà a farlo, e così le rimarranno i soldi in busta. Se è vero che oggi si ritroverà uno stipendio più alto, è anche vero che non paga la sua parte di contributi e domani si scontrerà con una pensione ridotta. Questione davvero molto pericolosa. Care mamme il governo non vi sta regalando niente».

Masera critica anche la scelta di escludere le lavoratrici a tempo determinato, le lavoratrici domestiche e le lavoratrici madri che hanno un solo figlio, anche se disabile. E ricorda che il bonus non scatta automaticamente. «Le lavoratrici interessate devono comunicare al datore di lavoro di volerlo ricevere, indicando numero e codice fiscale dei figli. Alternativamente, la comunicazione può essere inviata direttamente all'Inps controllando sul portale. Operazione che però fino a pochi giorni fa non risultava ancora disponibile». Pirolo ricorda che ad oggi una mamma altoatesina ha diritto a tre differenti contributi.

«L'assegno unico e universale per i figli a carico, erogato dalla Stato che va da un minimo di 57 euro ad un massimo di 262 euro al mese. È decrescente in base alla soglia Isee. Esiste poi il bonus provinciale per madri di bimbi fino a 3 anni, sganciato dai limiti di reddito. In questo caso se la madre ha un Isee sotto i 15 mila euro l'anno, ha diritto ad ulteriori 70 euro al mese. A questi "assegni" che sono cumulabili va ad aggiungersi il "bonus mamme"».













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