«Claudio, sei ancora con noi nella squadra del soccorso» 

Il lutto. Il giorno dopo l’incidente e la morte nel fiume Rienza, Bressanone ricorda De Nigro Ruaz, capo del gruppo di intervento acquatico: «Era un volontario esperto ed entusiasta»


Fausto Da Deppo


Bressanone. “Quattordici” risponde Matthias Ruaz, il presidente, alla domanda “Quanti siete nella squadra del Soccorso acquatico Valle Isarco”. Claudio De Nigro è ancora con loro, il giorno dopo la sua morte nel fiume Rienza, dopo il ritrovamento del corpo sotto le rocce di Castel Rodengo, dopo l’incidente al termine di un’esercitazione mercoledì sera.

“È accaduto tutto in modo velocissimo”. Ruaz prova a pensare a quel momento in cui De Nigro è scivolato nella corrente ed è sparito e la prima cosa che recupera dal silenzio e dal dolore è la domanda che non ha mai una risposta: “Perché è successo?” Ruaz ci torna sempre a quell’interrogativo con tutti i ricordi di Claudio che gli affollano la testa: “Claudio – dice il presidente – era con noi da oltre cinque anni. Era esperto. Soprattutto era un entusiasta, entusiasta di tutte le mille cose che faceva nel lavoro e nel volontariato, nel tempo libero, nello sport. Al soccorso, alla formazione e alle esercitazioni dedicava tanto tempo”. Quello che è successo in un attimo, velocissimo, non ha cancellato niente, perciò De Nigro è ancora nella squadra del Soccorso acquatico.

Come è ancora con i vigili del fuoco di Sarnes ed è lì a scambiare messaggi con Massimo Bessone, l’assessore provinciale che prima di tutto era un amico e che da amico qualcosa, un segnale, l’ha avvertito nella notte tra mercoledì e giovedì quando ha sentito dell’incidente accaduto a un soccorritore. “Gli ho scritto un messaggio, Tutto bene Claudio? – ricorda Bessone – e lui non ha risposto... Ed è stato brutto come un brutto presentimento. Qualche ora più tardi mi hanno chiamato, una giornalista mi ha chiesto un ricordo di Claudio e ho capito. Ho detto soltanto: Oddio”.

Nel giorno del lutto, l’assessore ricorda anche la morte di Lukas Forer, il capo del soccorso alpino (Brd) di Campo Tures precipitato nella zona delle cascate di Riva alla fine di un’esercitazione: “In meno di due settimane sono morti due volontari che si impegnavano per gli altri. Qualche volta si usa in maniera ridondante la parola “eroi” che per loro è la parola giusta”.

“Avevo conosciuto De Nigro quando ero andato per un lavoro alla casa di riposo a Bressanone, dove lavorava lui. Era sempre a disposizione degli altri – continua Bessone – Un giorno trovò un telefonino nella zona della stazione e mi contattò per chiedermi come fare a rintracciare il proprietario e poi mi scrisse contento che l’aveva trovato lui, il proprietario. Era così Claudio, era contento per gli altri. Un’altra volta ci sentimmo che io ero in Irlanda e lui a Edimburgo, perché la moglie è scozzese, e ci scambiammo foto e messaggi per sentirci vicini anche a distanza e lontano da Bressanone. Claudio era discreto: mentre in tanti commentano a caldo quello che posto in Facebook o che dico, lui aspettava per rispondermi a parte e per darmi delle idee. Sono piccole, belle cose di amici, che vengono in mente adesso, tutte in una volta”.













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