Fellin, una vita per l’acqua 

Il ricordo dei figli. «Papà nel 1974 decise di costruire lo stabilimento, ma la svolta fu la condotta che portava l’acqua da Plancios a Bressanone. Il lavoro per lui era un hobby e non c’erano sabati e domeniche a tenerlo lontano»


Luigino scaggiante


Bressanone. Il suo hobby era il lavoro. Che svolgeva da perfezionista. La sua passione l’architettura moderna. E se pensate a come sia ancora gradevole lo stabilimento realizzato nel 1974, poco a sud della Durst, quasi mezzo secolo fa, diventa facile capire l’intensità dell’ispirazione. Ma non è stata facile la vita per Beppino -la moglie e gli amici lo hanno sempre chiamato così - che ha continuato a seguire l’industria che aveva creato fino all’ultimo, nonostante la malattia. Prima un ictus poi le sofferenze della chemio e della radioterapia. Ma ha lottato alla grande e la famiglia gli è stata vicina , figli e nipoti hanno continuato a farlo sentire importante e lo hanno portato nello stabilimento a vedere ogni novità.

A parlarcene è il figlio Paolo che è il responsabile tecnico e amministrativo della «Plose» mentre il fratello maggiore, Andy, cura il marketing e la vendita. «Diciamo che tutto ebbe inizio con il nonno, il cavalier Giuseppe Fellin, che arrivò a Bressanone agli inizi del Novecento e che commerciava in vini e liquori. Nel 1970 nostro papà rilevò lo stabilimento di dimensioni artigianali che era stato realizzato a Plancios, a 1700 metri di quota, e iniziò a diffondere le qualità salutistiche dell’acqua Plose. Riuscì a crearsi un mercato anche oltre i confini regionali ed era convinto delle grandi potenzialità dell’acqua minerale e delle altre bibite a marchio Plose. Nel 1974 decise di costruire lo stabilimento dove siamo ancora oggi».

La svolta, se abbiamo ben capito, arrivò però con la condotta che portava l’acqua da Plancios a Bressanone, da 1700 metri di quota al fondovalle, a 560. «Sì, dal 1986 al 1988, abbiamo realizzato la più lunga condotta di acqua minerale del Nord Italia. Ma non è stato mica facile. Abbiamo dovuto trattare con 73 diversi proprietari di terreni per poter far passare la condotta e, a Meluno, non c’è stato nulla da fare. Abbiamo dovuto fare un’enorme deviazione. Siamo dovuti andare a trattare con i contadini, stalla per stalla. Abbiamo dovuto usare mille diplomazie e, alla fine, ce l’abbiamo fatta. Ogni ora arrivano 10 mila litri di preziosa acqua minerale nel nostro stabilimento».

Fino ad allora, trasportavate tutto con i camion? «Già, tutto con i camion e non so quanti viaggi ha fatto anche nostro papà. D’estate era tutto un saltare dal muletto al camion. Poi, a partire dal 1996, siamo diventati operativi io e mio fratello Andy e nostro papà ci ha lasciato fare. Nel 1998 un ictus lo ha fermato ma è stato sempre lucido. Controllava ogni cosa. Voleva essere informato fino all’ultimo e faceva le pulci ai bilanci. D’altra parte il lavoro era per lui un hobby e non c’erano sabati e domeniche a tenerlo lontano. Una capatina la faceva sempre».

Innumerevoli, manco a dirlo, i riconoscimenti ottenuti. «Il primo di grande livello arrivò nel 1972. Il premio qualità Italia che ci venne consegnato nei saloni di villa Olmo, a Como, dal ministro Valsecchi, alla presenza di parlamentari e rappresentanti del mondo economico». Di grande impatto mediatico anche alcune sponsorizzazioni sportive come quelle per Andreas Seppi e il suo allenatore Sartori. L’acqua Plose, famosa nel mondo.

Domani il funerale.

Domani, venerdì pomeriggio, si svolgeranno i funerali di Giuseppe Beppino Fellin, classe 1933, artefice del capolavoro industriale che ha portato nel mondo l’acqua minerale Plose e le sue bevande, dando lustro alla montagna di casa.

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