La storia

«Ho sconfitto la depressione, ora aiuto gli altri a stare meglio»

Manuel Gatterer, 38 anni, ha tentato di suicidarsi tre volte «Mi sono laureato con buoni voti ma non trovavo la mia strada». «Elaborare i miei traumi è stato essenziale per il viaggio di recupero» «Sono riconoscente con chi mi ha aiutato e voglio contraccambiare»


Jimmy Milanese


RIO PUSTERIA. Dalla depressione, anche quella che presenta i tratti più acuti e che in molti casi porta a tentativi di suicidio, è possibile uscirne. A dimostrazione di quanto detto, c'è la storia coraggiosa di Manuel Gatterer: 38enne di Rio Pusteria affetto da patologie psichiatriche gravi che per ben tre volte lo hanno portato a tentare il suicidio. Oggi, Manuel è un libero professionista nel settore delle traduzioni che grazie a una rete sociale e l'intervento di professionisti del settore è riuscito a mettere a bada quell'ospite inquietante che più di una volta ha tentato di strappargli la vita.

Manuel Gatterer, come si è manifestata la depressione in lei la prima volta?

In due momenti della mia vita mi sono ritrovato ad essere particolarmente vulnerabile. La prima volta, durante il passaggio dal liceo all'università, quando sono diventato maggiorenne. Poi, quando dall'università sono passato al mondo del lavoro. Entrambe le volte la mia vulnerabilità è venuta alla ribalta perché stavo lasciando quello che in quel momento per me era familiare. Percorsi sicuri a cui ero abituato. Transizioni che per molti sono una sfida ma per altri si manifestano come muri insuperabili. Detto questo, la mia vulnerabilità ha una causa precisa e risale allo shock provocato dal suicidio di mia madre, quando avevo 7 anni. Suicidio che si è trasformato in segreto di famiglia. Pensando di fare il mio bene, i miei parenti hanno deciso di non dirmi quello che era successo alla mamma. In quel modo - avrei capito dopo tante ore di psicoterapia - non ebbi modo di dirle addio e quando, a 18 anni, mi resi conto di tutta la verità, in me prevalse la sensazione di non potermi più fidare delle persone.

Come ha reagito a questa sensazione?

Ho sperimentato la depressione più profonda, al culmine della quale ho tentato per la prima volta di suicidarmi. Anche il secondo e il terzo tentativo di suicidio sono avvenuti in una fase di transizione della mia vita. Pur essendomi laureato con ottimi voti, non riuscivo a trovare la mia strada nel mondo del lavoro. Avevo obiettivi elevati, ma quei traumi irrisolti mi hanno fatto ricadere nella depressione. Coloro che conoscono la depressione la descrivono come un’agonia per la quale di solito non si alza la mano per chiedere aiuto.

Lei si è chiuso in sé stesso o ha chiesto aiuto?

Ogni volta che ho avuto una crisi è sempre stato utile parlare con persone che che mi hanno preso sul serio e con cui ho potuto costruire momenti di fiducia. Mio padre, una zia, amici e professionisti empatici con un'ampia conoscenza dei metodi di trattamento. Ho trovato aiuto attraverso il servizio per gruppi di auto aiuto e grazie all'associazione Ariadne. Dovevo fissare piccoli obiettivi realistici e non perdere il coraggio, quando le cose non miglioravano immediatamente. Ecco, ho fatto di questo principio come un mantra. Elaborare i miei traumi è stato essenziale per il viaggio di recupero. Solo così ho potuto imparare ad apprezzare il potere della natura, della musica, dell'umorismo e di altre forme di espressione. Senza queste vie terapeutiche sarei rimasto bloccato nel mio ruolo di vittima.

Una guarigione senza farmaci?

Diciamo così: la mia stabilità è supportata da un farmaco che ha dimostrato di essere efficace e tollerato dal mio corpo. Ma questo è solo un aspetto del problema. Le spiego. Fondamentale è avere un sonno regolare, trovare un equilibrio tra stress e relax e un lavoro che almeno non dispiaccia, così come avere accanto amici che ti ascoltano e un terapeuta attento, come nel mio caso. Quindi, la sensazione di poter contare su una rete di supporto di parenti, professionisti, un gruppo di auto-aiuto ed un accompagnatore alla salute.

Dalla depressione lei è guarito o questa si è trasformata in un ospite tenuto a bada ma che ancora convive con lei e in lei?

Quando arrivano i sentori di un avanzamento dei sintomi della depressione, di solito vengo avvisato da parenti o amici stretti che la osservano. Ho concordato questa procedura con questo piccolo gruppo intimo. A loro io credo, anche quando mi sento completamente in salute. La depressione così è più facile da riconoscere. Che ci sia o meno, cerco sempre di ridurre lo stress e fare qualcosa di buono per me e per il mio corpo. Nel caso di un episodio maniacale cerco soprattutto di dormire abbastanza e di ridurre gli stimoli come il cellulare, il rumore o lo stress. Mi sembra di avere risposto alla sua domanda.

Lei parla di una rete di protezione attorno alla sua persona e la descrive come fondamentale per “tenerla in vita”. È così?

Guardi, tutte le persone che mi stanno attorno, in qualche modo e misura forniscono un supporto che aiuta a rimanere sulla strada del recupero. La mia riconoscenza verso di loro mi ha indotto a completare la formazione di accompagnatore alla guarigione Ex-In. "Ex-In" significa coinvolgimento di esperti fra pari nell'ambito psicosociale. Noi di "Ex-In" offriamo le nostre conoscenze ed esperienze per migliorare la cura delle persone con malattia psichiatrica e in questo modo rafforzare la prevenzione dei fenomeni di suicidio. Sto mettendo in pratica gli atteggiamenti di promozione della salute che trasmetto a coloro che accompagno. Mi rende molto triste quando sento e leggo che qualcuno si è suicidato, visto che ci sono andato vicino. A chi é attualmente in crisi, posso assicurare che ci sono buone vie d'uscita nella vita, anche se nei momenti di panico magari non sono visibili.













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