Migranti, la val d’Isarco si mobilita 

Toccante il racconto del ricongiungimento familiare della famiglia Rebin a Luson



VANDOIES. La sala parrocchiale di Vandoies di Sotto è stata recentemente il teatro di un momento di grande emozione per i partecipanti al corso di formazione per l’integrazione dei profughi organizzato dalla Caritas. Nel corso di una giornata incentrata sulla collocazione - sempre ardua - di intere famiglie nel territorio e sulla loro successiva integrazione nel tessuto sociale, la famiglia Rebin ha offerto una testimonianza di vita.

Provenienti dal Kurdistan iracheno, i membri della famiglia (padre, madre e i due bambini) hanno dovuto affrontare un lungo periodo di separazione forzata a causa dei conflitti.

Tuttavia i quattro si sono potuti ricongiungere qui, in Alto Adige, e qui hanno trovato persone che, con massimo impegno e partecipazione, sono riuscite a riaccendere in loro la speranza di un futuro possibile, seppur lontano dal loro paese.

Con una compostezza velata dal dolore del ricordo, il padre ha condiviso brevemente con i presenti le immagini di guerra che hanno indotto, prima lui e in seguito il resto della famiglia, a fuggire dall’Iraq. Il racconto delle loro vicissitudini ha proiettato una realtà tragica e lontana nel “qui e ora” degli altoatesini. Dallo scorso novembre la famiglia Rebin vive a Luson vicino a Bressanone, dove i bambini frequentano già la scuola. Non è sfuggito ai presenti il grande desiderio di integrazione da parte di questa famiglia, sentimento espresso in un tedesco ancora incerto ma denso di educazione per il paese d’adozione dalla madre, docente d'arte presso un'università del suo paese: la donna ha voluto porgere il suo saluto e ringraziare per un’accoglienza così cordiale. L'incontro si è concluso con una bella foto di gruppo e con l'auspicio che storie di integrazione come questa possano moltiplicarsi in questo nostro territorio di benessere e di pace.(fdv)

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