Omicidio Obrist, la Procura chiede 30 anni
Ieri l’udienza in Tribunale con la lunga requisitoria del pm Sacchetti La difesa ha fornito una perizia su una mazza da baseball dello stesso materiale
BRESSANONE. La requisitoria del sostituto procuratore Andrea Sacchetti è stata lunga, dettagliata e s’è conclusa poco prima delle 14 di ieri, con una richiesta che tutti, compresi i difensori di Rabih Badr, si attendevano: 30 anni di reclusione per omicidio volontario. S’è conclusa così, in tribunale a Bolzano la prima udienza del processo con rito abbreviato a carico di Rabih Badr, il 34enne marocchino accusato d’aver ucciso Marianne Obrist, il 21 agosto dello scorso anno, nell’appartamento Ipes che la coppia condivideva in via Wolkenstein 9, nel quartiere brissinese di Millan.
Sacchetti ha ribadito la posizione della procura, contestando all’imputato tre aggravanti: l’aver agito con crudeltà, l’aver approfittato della condizione di minoranza in cui si trovava la vittima e l’aver approfittato della sua posizione di convivente, dunque con abuso di relazioni domestiche. Aggravanti che hanno portato alla richiesta del massimo della pena, quella dell’ergastolo, che, grazie al rito abbreviato, viene ridotto di un terzo e porta la pena a 30 anni di reclusione.
Il giudice Peter Michaeler ha aggiornato l’udienza, rinviandola al 18 dicembre prossimo, quando saranno gli avvocati di Badr, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi, a prendere la parola. I due legali milanesi, che nei mesi scorsi, all’università Bicocca, hanno eseguito delle perizie su una mazza da baseball identica a quella utilizzata per uccidere Marianne, cercheranno di smontare il castello accusatorio della procura.
Anche ieri, mostrando la mazza in alluminio utilizzata nella perizia e deformata, la difesa ha nuovamente escluso che la mazza ritrovata sulla scena del delitto possa essersi deformata a causa dei colpi inferti alla vittima. Contemporaneamente, la difesa ha preannunciato la richiesta di derubricazione del reato contestato al trentaquattrenne da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. «Rabih Badr – ha spiegato Polizzi – non voleva uccidere Marianne. Voleva picchiarla. Picchiarla violentemente, ma non ucciderla. Certo, le sue intenzioni erano comunque deprecabili, ma di sicuro in lui non c’era alcuna intenzione di uccidere la compagna».
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