BOLZANO. Nei sei anni trascorsi a Gerusalemme est, lavorando nella striscia di Gaza e nei campi profughi della Cisgiordania, Marco Verber non aveva mai assistito a una tragedia simile.

«Quello che viene mostrato nel resto del mondo è solo la punta dell’iceberg. Si tratta del conflitto peggiore degli ultimi vent’anni», racconta al telefono.

Quarantadue anni, ingegnere ambientale, dal 2015 è impegnato in progetti per migliorare la vita dei rifugiati palestinesi. Il suo campo riguarda prevalentemente la gestione dei rifiuti, ma nel tempo trascorso lì ha partecipato anche alla costruzione di infrastrutture, acquedotti, anche nella striscia di Gaza. Dove nei giorni scorsi sono state sganciate più di sei mila bombe. «È davvero frustrante vedere lavori di mesi distrutti in un attimo, tra colonne di fumo. Ma la striscia è anche questo: costruire da capo, ogni volta» racconta.

Com’è cambiata la sua vita negli ultimi dieci giorni?

Dopo qualche giorno chiuso in casa, con il rischio di finire coinvolto negli scontri di bande di civili per strada, le acque a Gerusalemme si sono un po’ calmate. Qui la situazione è abbastanza tranquilla e la vita prosegue, stando più attenti. Certo, tutte le attività in Cisgiordania sono sospese e i checkpoint chiusi, quindi il lavoro è bloccato.

Di cosa si stava occupando in questo periodo?

Ora stavamo lavorando a Betlemme in un progetto sulla gestione dei rifiuti all’interno di un campo di rifugiati palestinesi. Il nostro è un supporto all’agenzia delle nazioni unite Unrwa, che offre servizi legati alla sanità, all’istruzione e alla qualità della vita nei campi.

Che effetto le fa da italiano trovarsi ad osservare da vicino una situazione così complessa?

Con me lavora anche un ragazzo trentino, spesso ci confrontiamo su come vengono trasmesse le notizie nel resto del mondo. Sicuramente fa uno strano effetto vedere la situazione da vicino, per poi assistere a come viene raccontata attraverso i social e i media. Quello che viene trasmesso è un racconto polarizzato, che non ricostruisce la realtà della situazione, molto più profonda e complessa. Si cerca lo schieramento da una parte o dall’altra, quando bisognerebbe prima di tutto pensare ai diritti umani, qui calpestati da decenni, in una continua escalation di tensioni che sfociano nella violenza. L’attacco di Hamas è stato terribile, ma la difesa di Israele deve fermarsi di fronte al diritto internazionale. A Gaza ci sono stati i bombardamenti più violenti degli ultimi 20 anni. L’elettricità non c’è più, questo significa che anche le pompe per l’acqua non funzionano.

Ha pensato di andarsene?

No, rimarrò qui, almeno finché ci sarà la possibilità.