scuola

«Gli italiani devono riscoprire il senso di appartenenza»

Parla l’assessore Vettorato: «No ai test e agli sbarramenti, io difendo la cultura italiana e al tempo stesso offro tutte le possibilità di integrarsi imparando il tedesco»



BOLZANO. «No ai test, no agli sbarramenti, per impedire alle famiglie italiane di iscrivere i figli alle scuole tedesche. Più collaborazione tra i due gruppi. Perché la mia filosofia è un’altra: difendere la cultura italiana, offrendo al tempo stesso tutte le possibilità per integrarsi imparando il tedesco e, se possibile, anche altre lingue». Giuliano Vettorato, vicepresidente leghista della giunta provinciale nonché assessore alla scuola e alla cultura italiana, replica così all’assessore Philipp Achammer che sta studiando le “contromisure”, per cercare di frenare la corsa dei genitori italiani (e stranieri) ad iscrivere i figli nella scuola tedesca, nella convinzione che solo così impareranno la lingua di Goethe e - si spinge a dire più d’uno - diventeranno tedeschi, avendo così maggiori opportunità.

La scuola italiana investe effettivamente molto per migliorare la conoscenza della lingua tedesca, ma perché allora continua la fuga nella scuola tedesca?

Forse, dovremo pubblicizzare meglio tutto quello che facciamo. Non c’è solo il potenziamento linguistico a livello scolastico, ma anche una serie di iniziative che promuoviamo attraverso i nostri centri linguistici. Tanto per fare qualche esempio, organizziamo i corsi per le forze dell’ordine; attualmente abbiamo un accordo con l’Azienda sanitaria che riguarda il personale sanitario, che arriva fuori, e deve acquisire la certificazione linguistica. I nostri centri linguistici lavorano per fornire il ventaglio di tutte le possibilità. Sa qual è il vero problema?

Quale?

Che il gruppo italiano deve riscoprire il senso di appartenenza.

Non teme di essere etichettato come fascista?

Tutto si può dire di me, tranne che sono fascista. La verità è che gli italiani devono cambiare mentalità.

Cosa significa in concreto?

Innanzitutto, gli italiani devono fare più rete tra loro. E poi deve passare il messaggio - che qualcuno pare aver dimenticano - che l’autonomia non è prerogativa di un solo gruppo. Ma è a tutela dei tre gruppi, garantendo stessi diritti e stessi doveri. Significa rispetto e reciprocità.

L’assessore Achammer vorrebbe introdurre colloqui e corsi obbligatori per i genitori che vogliano iscrivere i figli alla scuola tedesca, senza conoscere la lingua.

Bene rendere consapevoli i genitori di cosa significa fare una scelta di un certo tipo. Detto questo, ciascuno è libero di iscrivere i figli dove vuole. Toccherà poi agli insegnanti lavorare per rendere i bambini autonomi. Cosa che nella scuola italiana si fa da sempre, perché si è attrezzata per accogliere alunni italiani, tedeschi e stranieri.

Sì, ma è raro che una famiglia tedesca iscriva il figlio nella scuola italiana.

Invece, in particolare in periferia, c’è il fenomeno inverso rispetto a quanto avviene a Bolzano. Tanto che a Lana o a Silandro, per fare due esempi, l’80% dei bambini iscritti nelle scuole italiane, sono di madrelingua tedesca. E nessuno ha mai sollevato alcun problema. Il motivo è semplice.

Sarebbe?

Che chi parla altre lingue e viene da altre culture, è visto come un arricchimento per tutto il gruppo. Non come un peso. Tanto che, in particolare durante il lockdown, abbiamo avuto diversi ragazzi e ragazze che sono passati dalla scuola tedesca a quella italiana.

E come si spiega?

Perché, contrariamente a ciò che pensa qualcuno, la scuola italiana è ottima e durante la pandemia, più di quella tedesca, ha saputo attrezzarsi per fare didattica a distanza. Per rispondere ai bisogni delle famiglie, non sarebbe auspicabile offrire finalmente anche una scuola plurilingue? Sì, ma solo in aggiunta alla scuola per ciascun gruppo linguistico. Non al posto. 

A.M.













Altre notizie

Attualità