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Il via libera di Durni: «Mi fido di Giorgia Meloni, mettiamoli alla prova»

L'ex presidente. Sulla alleanza di destra: «Se le cose vanno male si può sempre divorziare». I pilastri: «Autonomia, la premier dà garanzie. Bene una giunta a 11 con due assessori italiani»



BOLZANO. Che le dice la destra a Palazzo Widmann, presidente? «Che le cose cambiano». L'ex presidente Luis Durnwalder non perde il suo indomito pragmatismo anche di fronte ad una rivoluzione copernicana: chi ha sempre voluto l'autonomia (il centrosinistra) sta fuori, chi l'ha a lungo avversata si prepara ad entrare in giunta provinciale.

Non è preoccupato?

Ancora no. Se la scelta della mia Svp sarà confermata, perché questa cosa l'ha scelta il partito e non solo il Landeshauptmann, si tratterà comunque di una scelta del cervello e non del cuore.

Che significa?

Se sarà, si tratterà di un matrimonio civile e non religioso.

Fa differenza?

Dal matrimonio civile si può sempre uscire divorziando. Io dico: vediamo. Ci sarà modo di uscire, se le cose vanno male. La destra è stata storicamente nemica dell'autonomia. E questo è un fatto. Ma è un fatto che adesso ci sono delle differenze rispetto al passato. Chiunque può notarle.

Dice che la Svp le ha notate?

Allora: ammetto che Giorgia Meloni quando non era premier ha pronunciato parole non proprio accettabili da una minoranza.

Ad esempio?

Quando metteva in dubbio la necessità delle autonomie speciali.

Invece adesso?

Ha attuato una svolta. E non solo da quando è diventata premier. Una svolta che ha coinvolto anche le sue posizioni e le posizioni del suo partito su altri temi, come l'Europa o l'Ucraina, l'euro e la Nato.

Anche sull'autonomia?

Anche. Quando ci dice che vede bene un ripristino di tante competenze, io ascolto e rispondo: va bene. Non mi chiedo se dice la verità o no perché da tanti segnali su altri argomenti penso che la dica.

La Svp tante volte ha fatto matrimoni di convenienza. Lo è anche questo?

Ripeto: sarà un matrimonio laico. E in ogni caso noi siamo e restiamo una minoranza. In Italia rappresentiamo l'1%, se va bene. Cosa dovremmo fare se non accettare una mano che ci viene tesa rispetto alle nostre richieste di sicurezza interna sul piano dell'autonomia?

Che cosa?

Verificarle e nel caso accettarle. Non rifiutarle preventivamente. La Svp è un partito di centro, non sta ne a destra ne a sinistra. Ascolta e valuta. Ma con l'obiettivo di non rompere i ponti con chi costituisce il nostro interlocutore istituzionale, cioè il governo.

Poi c'è anche il centrodestra in Regione.

Ecco, altra situazione che è cambiata. Per decenni a Trento c'è stato il centrosinistra. Anche lì, evidentemente, i tempi cambiano e occorre dialogare pure in Regione.

Che cosa dice della decisione dell'assemblea Svp di optare per i partner di destra?

Noi, ripeto, stiamo al centro. E anche la destra sembra diventare più centro che non in passato.Insomma il centro si allarga...E molti ci corrono dentro. Significa che diventano più dialoganti.

Perché la Svp ha scelto così?

Veniamo da un risultato non lusinghiero. E questo è un fatto. Io penso che si poteva fare meglio, ma lo si doveva fare molto prima. È la prima volta che la Svp è costretta a non fare da sola, a cercare partner non soltanto perché lo chiede la norma e la proporz, ma perché le è indispensabile. Bisogna arrivare a 18 consiglieri e più.

Si discute se fare una giunta a 11 o a 8. Lei?

L'ultima volta Kompatscher aveva spinto molto per la giunta corta. Si diceva per risparmiare. Ora immagino che ci siano altre esigenze. Più pressanti.

Quindi lei che cosa farebbe?

Salirei a 11 assessori.

E con due italiani?

Naturalmente. È giusto che il gruppo italiano abbia una rappresentanza coerente col suo peso. La formazione sarebbe di due italiani, un ladino e otto tedeschi. Corretta.

Ma poteva esserci il centrosinistra?

La maggioranza della popolazione italiana ha premiato i partiti di destra. A volte le coalizioni si fanno in base ai numeri. E questa volta anche i numeri andavano da quella parte.

Poi ci sono i Civici. Anche loro sono stati convocati come possibili partner.

Immagino siano di centro, ma non so ancora bene dove collocare Gennaccaro. Se lo dice chiaro, lo ascolterei. Potrebbe essere uno dei candidati alla giunta.

Come assessore?

Perché no? L'unica cosa da non fare in politica è immaginare preclusioni preventive. Occorre lasciarsi aperte le porte.

Come giudica FdI qui a Bolzano?

Resta una presenza accettabile, direi. Soprattutto in alcuni suoi esponenti.

Che vuol dire?

Che, ad esempio Alessandro Urzì ha la sua storia, che è diversa da quella di Galateo e di altri. Forse con alcuni è più difficile intendersi. Ma in questa fase occorre ascoltare. E non guardare troppo al passato. Il presente è già troppo problematico.













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