Allarme

In un mese quattro morti sul lavoro, Alto Adige da bollino rosso

Quattordici mila incidenti in un anno e 23 vittime, di cui 4 nelle ditte di costruzione. Nardini (Cgil): «Ci sono cantieri che non hanno mai visto passare un controllo». Deserti i concorsi per gli ispettori: il bilinguismo un grande ostacolo


Aliosha Bona


Bolzano. Nessuno peggio dell'Alto Adige quanto a decessi sul posto di lavoro: in un mese (gennaio 2024) si sono verificati quattro incidenti mortali. Più di metropoli come Roma e Milano, ferme a tre, e con un'incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale.

Guardando a lungo raggio, l'ultimo bilancio annuale dell'Inail (nel 2022) parla di 14 mila infortuni sul lavoro in Alto Adige, quasi tremila nel settore industriale, e 23 decessi, di cui 4 all'interno di ditte di costruzione. Sono numeri preoccupanti, ma che nascondono soprattutto tanta rabbia. «Non esiste la fatalità, ma solo la violazione di regole», ricorda Marco Nardini, segretario generale della Fillea-Cgil, «Dietro a tutto questo c'è un mondo, che è quello dei mancati controlli. Basti pensare che in media un cantiere altoatesino viene controllato una volta ogni cinque anni. Anche quelli con i ponteggi irregolari, che portano poi a tragedie come quella recente di Firenze».

Ispettori introvabili

La figura dell'ispettore del lavoro è diventata rarissima. La nostra provincia ne conta appena una trentina, a fronte di migliaia di cantieri e posti di lavoro. Siamo lontanissimi dalle assunzioni di Trento, che ne conta più del doppio. «Ne servirebbero almeno altri quindici», conferma il direttore dell'Ispettorato del lavoro della Provincia, Sieghart Flader, «Si fa una fatica enorme a reperire personale, i concorsi sono deserti perché è un ruolo difficile con un alto tasso tecnico. Inoltre sono necessarie doti caratteriali non comuni: entrare in una ditta e contestare delle violazioni non è da tutti. E poi la retribuzione è bassa, rispetto alle responsabilità a cui sono sottoposti». Ora la bozza del decreto Pnrr prevede 766 nuove assunzioni a livello nazionale. Ma il vero ostacolo, in Alto Adige, è rappresentato dalla certificazione di bilinguismo. Il bacino a cui attingere si restringe ancora di più.

La formazione

Mancano gli ispettori. Manca la formazione. Sia dei lavoratori, spesso, ma anche nelle aziende. «Sono necessari più corsi, anche online, per fare conoscere i rischi del mestiere, spiegare come agire nelle emergenze o semplicemente come muovere un peso senza farsi del male», sottolinea Martin Voppichler, segretario generale Filca-Cisl, che riporta a galla un tema delicato, «A tutti i lavoratori stranieri chi ci pensa? È pieno di aziende che assumono chi non sa una parola di italiano o di tedesco. Dubito che queste persone sappiano tutto in tema sicurezza. Difficile anche che riescano a spiegarsi con il proprio datore di lavoro».Appurata la pesante mancanza di organico degli ispettori (la prima prevenzione sul campo) si passa alle soluzioni alternative. Tra queste c'è la patente a punti nei cantieri che storicamente divide sindacati e associazioni. In pratica le irregolarità e gli infortuni - a seconda della gravità - farebbero scalare il punteggio iniziale (ma anche qui rimarrebbe l'interrogativo: chi li controlla?). Il sindacato si è espresso a favore. Per la Cna altoatesina non è uno strumento risolutivo: «La mancata programmazione e un'organizzazione fatta per calmierare i costi sono alcune tra le principali cause di infortuni», spiega il presidente regionale di Cna, Claudio Corrarati, «È importante che davanti ai cantieri siano esposte le campagne informative che sono il vero elemento su cui puntare, a partire dalle scuole».













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