Inchiesta sulle mascherine in Alto Adige, il perito: "La distribuzione andava fermata"
Per il medico trentino Sandro La Micela, l'Asl avrebbe informato il personale in maniera «generica e fuorviante» in merito al loro utilizzo
BOLZANO. Il perito Sandro La Micela, medico trentino, ha depositato la seconda parte della perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari Peter Michaeler sulle mascherine cinesi acquistate dalla Provincia, tramite l'azienda Oberalp, e poi non utilizzate in quanto risultate fuori norma dall'Inail.
I quesiti posti dal giudice nell'incidente probatorio erano due: il primo, al quale il perito Giovanni Stella ha già risposto lo scorso agosto, riguarda la conformità dei dispositivi alle normative nazionali ed europee. Stella aveva risposto che le mascherine non erano a norma, mentre una parte dei camici lo era. Nel secondo quesito della perizia, affidata al medico trentino Sandro La Micela, si intendeva chiarire se, nel concreto, l'uso delle mascherine possa aver contribuito o meno a ridurre il rischio di contagio da coronavirus, anche in relazione alle disposizioni emanate in via urgente dalle autorità sanitarie.
Secondo il perito, l'Asl avrebbe dovuto fermare la distribuzione ai propri dipendenti delle mascherine, dopo aver conosciuto l'esito negativo dei test qualitativi eseguiti in Austria, anche perché l'Asl avrebbe informato il personale in maniera «generica e fuorviante» in merito al loro utilizzo. L'udienza dal giudice si terrà il 15 settembre.