Addio a Gabbia, una guida per sport, musica e politica 

Il lutto. La morte a 68 anni al termine di una breve malattia, il vuoto lasciato nella comunità  È stato presidente del Laives calcio, consigliere comunale, gestore di vari locali pubblici 


Bruno Canali


Laives. Al termine di una breve malattia, se ne è andato Luciano Gabbia, personaggio notissimo a Laives e in tutto il circondario. Aveva 68 anni e lascia la figlia Denise, insieme ad un vuoto che vede incredula la comunità di Laives.

Luciano Gabbia è stato, tra le altre cose, anche presidente del Laives calcio, consigliere comunale, gestore del bar Al Cervo (che non c’è più), quindi di quello presso la zona sportiva Galizia e, ancora prima, è stato fra i responsabili del rugby Sudtirolo e di una società di ciclismo amatoriale. Negli ultimi decenni, Luciano Gabbia, "pinetaro doc", era stato colpito duramente negli affetti più cari: prima la morte improvvisa del fratello e quindi, undici anni fa, anche della moglie Mara. Da ultimo, gestiva il bar Selva verde, in via Negrelli a Laives.

Lo ricorda con tanta malinconia Bruno Borin, il quale, dice di avere appreso la notizia della scomparsa di Gabbia come “un autentico pugno allo stomaco da cui non mi sono ancora ripreso”. “Con Luciano Gabbia se ne andato un coscritto e un amico - scrive Borin - lui era l’allegria in persona, dotato di una forza d’animo unica. Mi ricordo quando sua mamma Gemma scendeva da Pineta con lui ancora piccino per raggiungere il fratello Mario in Filanda. Giocavamo insieme per delle ore e per me era festa. Avevamo sì e no 6 anni. Poi la cresima e le scuole medie assieme, Luciano aveva una marcia in più anche nel calcio: me lo ricordo ancora grintoso come un leone con la sua Pineta. Poi la sua grande passione per la musica, lui era il batterista dei Gamma 103, assieme a Renato Segata, bassista, Angelo Dedonà, chitarra solista, e Jack Lazzarini, cantante. Nei primi anni 70 conobbero un buon successo, furono una delle band più forti in regione, sfiorando il professionismo grazie all’apprezzamento raccolto nelle numerose turnèe all’estero”.

“Poi - continua Borin - le scelte di vita furono altre, e ci ritrovammo nell’Arma dei Carabinieri, a Torino, manco farlo a posta entrambi capi squadra: lui alla caserma Pietro Micca e io di fronte, alla Cernaia. Gli anni cominciarono poi a passare veloci, Luciano conobbe il successo come imprenditore immobiliare prima e ristoratore poi. Le vicissitudini della vita non riuscirono sino alla fine a sottrargli sorriso, grinta e positività. Gestì con successo il Ristorante al Cervo a Vurza, poi il Galizia, dove seppe conquistarsi la simpatia e l’affetto di calciatori e dirigenti del Voran Laives. Nei dopo partita casalinghi, ricordo che non faceva mai mancare il proprio generoso contributo con pizza e pacca sulle spalle a tutti i “suoi giocatori”, poi per ultimo la gestione della Locanda al Selva Verde. Ci siamo trovati meno di un mese fa, per parlare dei ricordi di gioventù e dei suoi nuovi progetti e tutto ho pensato meno che sarebbe stata l’ultima volta che lo vedevo. Caro Luciano, amico di una vita, ora da lassù non dimenticarti dei tuoi affetti, proteggi Denise e i tuoi amati nipotini, e coloro che ti hanno voluto bene”.

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