Attività estive per ragazzi, le associazioni frenano 

Bambini e adolescenti. Le misure da rispettare mettono a dura prova l’organizzazione «Gli operatori dovrebbero indossare mascherine FFP2: per noi una spesa da almeno 2 mila euro»



Laives. Per la riapertura delle scuole, la Provincia una soluzione emergenziale l’ha individuata. Finito l’anno scolastico, per le attività estive dei ragazzi sono l’amministrazione comunale e le associazioni alle quali il Comune ne delega l’organizzazione e la gestione a doverci pensare, e quest’anno si tratta di un problema di non facile soluzione a causa dell’emergenza coronavirus.

«Ci sono già stati incontri con le associazioni locali – dice Claudia Furlani, assessora alle attività sociali e giovanili – alle quali abbiamo garantito che, dal punto di vista logistico non ci saranno problemi per quanto riguarda la messa a disposizione di spazi. I problemi semmai riguarderanno le misure di sicurezza da adottare per organizzare queste attività e i rappresentanti stessi delle associazioni stanno seguendo l’evoluzione delle normative nazionali e provinciali in materia. Noi, come amministrazione comunale, garantiamo tutto il sostegno necessario affinché queste attività estive possano svolgersi».

«Come centro giovanile Beehive del Don Bosco – dice Florian Thaler – insieme al centro giovani Fly lavoriamo da tempo all’organizzazione delle attività estive e siamo costantemente in contatto con gli uffici provinciali per capire entro quali limiti si potrà lavorare quest’estate. Ci sono criticità che limitano notevolmente l’organizzazione: penso ad esempio alla prescrizione che impone agli operatori e agli animatori di indossare mascherine del tipo FFP2, un modello col quale, realisticamente, risulta faticoso respirare. Si pensi che per l’attività estiva questo modello dovrebbe essere indossato per ore dagli animatori e con temperature elevate, una tortura. Confidiamo quindi in una maggiore flessibilità se prossimamente i dati relativi ai contagi continueranno a migliorare. Noi abbiamo fatto un conto sommario e per acquistare questo modello di mascherine per tutti i collaboratori dovremmo spendere non meno di 2-3 mila euro. Anche le attuali direttive in materia non sono molto chiare per quanto riguarda le possibilità entro cui muoverci. Ad esempio c’è la raccomandazione di spostarsi il meno possibile e di non usare mezzi di trasporto pubblici. Quindi niente gite o escursioni. Inoltre, altra raccomandazione, se si incontrano persone bisogna spostarsi. C’è poi la questione dei servizi igienici, che dovrebbero essere separati per ciascun gruppo di ragazzi, i quali a loro volta dovrebbero incontrarsi il meno possibile fra loro. Logisticamente si potrebbe anche fare, ma per i ragazzi tutte queste limitazioni significherebbero sostanzialmente dover rimanere fra quattro mura durante le settimane di Estate ragazzi, Baby club o Life&Live. Un altro esempio: se con i ragazzi fossimo nel parco don Luigi Simoni, accanto al Don Bosco, e venissero a giocare bambini privi di mascherine, noi dovremmo allontanarci prima possibile. Insomma – conclude Thaler – noi ci metteremo tutta la buona volontà e l’esperienza, ma il compito non sarà semplice».













Altre notizie

Attualità