IL COMPLEANNO

I primi 105 anni di Carlotto: «La Schiava è il mio elisir» 

Vicentino d’origine, fino a tre anni fa si recava in campagna per potare le viti In Alto Adige dal ’39 con la speranza che il clima guarisse la tubercolosi del padre



BOLZANO. «Lavoro, movimento, niente abbuffate, ma ogni giorno alcuni bicchieri di Schiava». Così, Umberto Carlotto che il 22 febbraio ha festeggiato i 105 anni con i familiari dopo aver ricevuto la visita del sindaco di Ora Roland Pichler e del vice Stefano Sgarbossa, risponde a quanti non si stancano di chiedergli (non da ieri per la verità) qual è il segreto, ovvero come si fa a raggiungere questo traguardo, aggiungendo non tanto anni alla vita, ma qualità agli anni.

 

L’ultracentenario è arrivato in Alto Adige nel 1939 dal Vicentino dove la famiglia aveva sei ettari di campagna. Nel suo caso l’opera di colonizzazione dell’Alto Adige voluta da Mussolini non c’entra, la sua scelta era stata dettata da gravi problemi di salute del padre, che soffriva di tubercolosi. 

Umberto Carlotto aveva fatto il militare alla caserma Huber di viale Druso e pensò che questo sarebbe stato il luogo giusto per ricominciare. Detto e fatto: vendettero la campagna e si trasferirono in Alto Adige. Il clima migliore in realtà non fu sufficiente a salvare i polmoni del padre devastati dalla tubercolosi che morì nel 1940, ma ormai non si poteva più tornare indietro.

Contadino come i suoi antenati, si è ritrovato catapultato in un mondo completamente diverso per lingua, usi, costumi, ma non si è perso d'animo, iniziando a lavorare come mezzadro nell'azienda Schlosshof a Mazzon di Egna, presso Castel Kaldiff, dove per 50 anni ha coltivato assieme al fratello e al figlio i vigneti, di proprietà della famiglia Praxmarer.

Da lui il figlio Ferruccio e la nipote Michela 35 anni, diploma all’Istituto agrario di San Michele e laurea in Viticoltura ed Enologia, hanno ereditato la passione per il mondo del vino. Continuano a lavorare le viti dell’azienda di Mazzon e, nel frattempo, hanno acquistato dei terreni nella zona di Ora.

Fino a tre anni fa Umberto andava ancora in campagna a potare le viti assieme al fratello Isidoro che di anni ne ha 99. Ha smesso da quando quest'ultimo ha deciso che era arrivato il momento di non rinnovare più la patente. Da allora Umberto ha sostituito il lavoro con il movimento: ogni giorno si fa una passeggiata di un paio d’ore.

 













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