Laives celebra la Repubblica, «valori fondanti» 

La cerimonia. Davanti al monumento ai Caduti nelle missioni di Pace il prefetto Cusumano ha aperto le celebrazioni e ricordato i cardini  della nostra Costituzione. La corona portata dal Gruppo Alpini



Laives. Ieri mattina, Laives ha avuto l'onore di aprire i festeggiamenti per la festa della Repubblica che è poi proseguita nel capoluogo. Presenti le massime autorità civili e militari e le rappresentanze di associazioni d'arma, con il prefetto Vito Cusumano, il vicepresidente della giunta provinciale Giuliano Vettorato, il comandante delle Truppe Alpine Generale di Corpo d’Armata Claudio Berto, e gli amministratori dei Comuni limitrofi, davanti al monumento che ricorda i caduti, davanti all'ingresso del cimitero Galizia c'è stato l'alzabandiera e la posa di una corona.

Il prefetto Cusumano ha letto il messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarelle e esortato tutti ad «essere consapevoli dell’onore e della responsabilità che ognuno porta nel rispettare i valori incardinati nella carta costituzionale. Valori come la libertà e l’uguaglianza». La cerimonia è stata organizzata egregiamente in ogni minimo dettaglio dal Gruppo Alpini di Laives.

«Sono onorato che anche quest’anno sia Laives ad aprire, con la propria celebrazione, la giornata della Festa della Repubblica - ha detto il sindaco Christian Bianchi nel suo intervento - che poi durante il giorno avrà una serie di altre cerimonie in vari comuni della nostra Provincia di Bolzano, così come avviene in tutta Italia. La Repubblica è lo spazio pubblico in cui le differenti sensibilità politiche e i legittimi interessi di parte trovano una collocazione e una sede per confrontarsi, anche animatamente. La Repubblica, quando si nutre di partecipazione, è autorevole e non teme il conflitto, perché lo sa governare, garantendo da ogni tentazione discriminatoria le libertà fondamentali dei suoi cittadini. La ricorrenza della festa della Repubblica ha un valore, però, non solo storico, direi piuttosto anche psicologico: perché più che il giorno della nascita esso rappresenta il giorno della maturità, di un passaggio da una condizione umiliata e servile quale era quella sotto il regime fascista ad una di responsabilità, di presa in carico del proprio destino con nuove istituzioni democratiche". (BC)













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