Il ricordo

Madè: “Mamma, papà. Mi mancate in modo devastante”

La lettera struggente della figlia di Peter e Laura Neumair: “Siamo impreparati a una morte violenta”



BOLZANO. E’ una lettera struggente quella che Madè Neumair, figlia di Peter Neumair e Laura Perselli, ha scritto dopo il ritrovamento nell’Adige del corpo del padre. Un addio pubblico, un ricordo affettuoso di figlia, ma anche il tentativo di rispondere a tanti perché che al momento non trovano risposta. 

Ecco il testo della lettera aperta. 

Sarebbe semplice dire che ieri si sia solo chiuso un cerchio. Si, potremo dopo quasi quattro interminabili mesi iniziare a comprendere un po' di più cosa sia accaduto. Potremo avere la possibilità di un rito, un posto sul quale piangere, iniziare a sentire un poco di quella spiritualità andata perduta sotto alle macerie della violenza, delle indagini dell'incertezza e della paura. So anche che questo percorso sta solo iniziando». Inizia così la lettera di Madè Neumair dopo il ritrovamento della salma di suo padre Peter nell'Adige.

 

"Vedo il mio papà che mi guarda e tira un po’ su le spalle come faceva lui. Sono triste, dicono i suoi occhi. E poi: non riesco a crederci. E ancora: ci manchi. Mi mancate anche voi. Non riesco a parlare. Vedo il suo braccio sotto all’orologio, la pelle rosicchiata da più di cento giorni in tempesta. Vedo il mio papà fresco e allegro di prima mattina saltare in piedi come un ragazzino per salutarmi mentre bevo il caffè in cucina prima di uscire di casa, una delle tante visite a Monaco, i piedi scattanti, gli occhi allegri e curiosi, semplicemente perché sta iniziando un nuovo giorno. 

Vedo il mio papà venirmi incontro con un graffio sulla mano per dirmi con molta serietà di essersi ferito, lui spesso delicato, mi metti un cerotto”.

 

«Per chi sta dietro alle sbarre pare sia un sollievo sapere che una delle innumerevoli menzogne per una volta, quando ormai tutto è perduto, quando ormai tutto è scontato, risulti veritiera. Al lupo al lupo, diceva Pierino. Provo ancora un'ondata di incredulità se penso al Benno che ho visto in video raccontare la sua versione del duplice omicidio, il suo distacco, la sua indifferenza, la sua noia. Nessuna parola di rammarico, di pentimento, né per loro, né per noi. Troppe parole ancora inventate. Arrampicarsi sugli specchi che ormai giacciono in frantumi ai nostri piedi. Applausi”.

 

«Mi sono pian piano accorta che non siamo preparati a capire realmente cosa sia un omicidio. Non è nella nostra natura capire fino in fondo cosa sia una morte violenta. Sto facendo tanta fatica a capire come due esistenze, due anime in mezzo a una vita, possano essere uccise da un momento all'altro dalla persona alla quale volevano il bene che un genitore vuole a un figlio. Sento i loro respiri, i loro desideri e i loro timori, vedo il loro gelato preferito e il loro solito posto sulla terrazza, sento il timbro della loro voce e il loro entusiasmo per la vita, sento la risonanza iva della loro natura. Dove va a finire tutto questo in qualche minuto di asfissia. Dove”.

 

“Vedo la mamma e il papà la mattina in salotto fare due giri di valzer  e ballare senza saper ballare, un po’ comici e un po’ teneri. 

E poi li vedo passeggiare ormai all’infinito su una delle loro tante spiagge. I capelli al vento, il sole che picchia ma non troppo, sento la loro serenità rimbombare forte.

Voi che mi state incominciando a mancare in un modo devastante. Riposate in pace".

Intanto i familiari di Peter e Laura hanno portato fiori e candele nel punto lungo la riva dell'Adige, a Trento, dove le acque del fiume due giorni fa hanno restituito loro il corpo di Peter a quattro mesi dall'omicidio. 













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