«Alcol, il proibizionismo produce effetti tragici»  

La festa dei diciottenni. Il vicesindaco affronta la bufera sollevata dal buono-consumazione «Non ci sono stati problemi, abbiamo posto delle regole. Piuttosto, parliamo di disagio sociale»


Sara Martinello


Merano. «Sì, forse c’è stata ingenuità nello scrivere “bibita alcolica” su quei buoni distribuiti alla festa dei neomaggiorenni al Kimm. Ma un atteggiamento proibizionista produce effetti tragici: l’alcolismo, giovanile e non, è sintomo di un disagio sociale e non personale che va risolto con politiche mirate che attuiamo in sinergia con tutti i soggetti del territorio». Il vicesindaco e assessore alle politiche giovanili Andrea Rossi falcia le ipocrisie e lancia uno sguardo ampio sull’allarme alcolismo amplificato dalle dolorose cronache degli ultimi giorni.

Alessandro Urzì ha bersagliato nei giorni scorsi, con l’annuncio di un’interrogazione in Provincia, la festa per i diciottenni realizzata lo scorso novembre ad opera di Youth Me, la rete dei centri giovanili meranesi, col sostegno di varie amministrazioni comunali del Burgraviato. A ben vedere, la festa è stata un momento conviviale, sì, ma soprattutto un’occasione per formare i neomaggiorenni sui diritti e sui doveri acquisiti col fatidico compleanno.

Tra le novità dell’ultima edizione, la creazione di un percorso all’interno del Kimm, al quale ha avuto accesso solo chi effettivamente alla data dell’evento avesse compiuto i diciott’anni. Un percorso a tappe con diversi materiali informativi; all’ultima stazione, il sindaco e il responsabile dello Jugenddienst, e poi la distribuzione di un tagliando ciascuno con un buono per un piccolo cadeaux e per una consumazione. Il pomo della discordia, una birra. «È vero che la formulazione “bibita alcolica” potrebbe far pensare a qualcosa di negativo, se non all’istigazione – chiarisce Rossi – ma tutti sapevamo che l’approccio proibizionista allontana e produce effetti opposti a quelli voluti. Perciò, proprio come altri Comuni o come la stessa Provincia quando organizzano occasioni analoghe, abbiamo posto una soglia, delle regole. I ragazzi hanno consumato le bevande all’interno del Kimm e non ci sono stati malori o esagerazioni».

Qui il discorso si fa più ampio: «I ragazzi legano all’assunzione di alcol il divertimento e la soluzione a problemi relazionali. Vedono il bere come una via d’uscita da insicurezza e disagio. Pure noi adulti siamo poco credibili: non c’è convegno, festa, workshop senza brindisi finale, per non parlare dei Maturaball promossi dalle scuole. Ma questo non ci assolve da un compito preciso, quello di ricostruire le basi comunitarie per ridurre un disagio sociale oggi endemico, diffuso nelle famiglie, nei gruppi sociali, nelle comunità. Lo si fa smantellando l’idea che senza l’uso di sostanze non si sia “se stessi”, che lo sballo sia una soluzione. Sono molte le azioni che come amministrazione comunale mettiamo in campo: ultima in ordine di tempo, ho invitato il direttore del Forum prevenzione Peter Koler al prossimo consiglio comunale, il 22 febbraio. Ci fornirà dati, misure e strumenti per agire con efficacia sempre maggiore».













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