Aperta un’inchiesta per disastro colposo 

Le vittime sono Mia (11 anni) e Petra Theurer (45 anni). La madre era sopra la figlia: ha cercato di proteggerla fino alla fine


di Mario Bertoldi


MERANO. Un ultimo disperato atto d’amore per contrastare un destino ormai quasi segnato. È quello che ha tentato Petra Theurer, la donna germanica di 45 anni, recuperata ormai in fin di vita dopo essere stata travolta dalla slavina killer assieme alla figlioletta Mia di appena 11 anni nella zona di malga San Valentino in alta val Venosta. La donna è stata trovata sopra la ragazzina, con le braccia aperte in un estremo tentativo di protezione. Purtroppo non è servito a nulla. La bambina è stata recuperata dalle squadre di soccorso ormai priva di vita. La madre, invece, respirava ancora ed è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Silandro ove però è spirata poco dopo. Assieme al padre, che si è salvato (era l’unico della famiglia dotato del dispositivo Arva), avevano deciso di partecipare ad una giornata programmata sulla neve da uno sci club di Ludwigsburg (cittadina del Baden-Württemberg) a cui erano iscritte. E’ innegabile che la tragedia sia legata ad un’ imprudenza imbarazzante. Ad affrontare l’escursione nonostante le condizioni meteo proibitive ampiamente annunciate in tutti i bollettini , sono stati due gruppi di sci alpinisti (una cinquantina di persone) che hanno clamorosamente disatteso tutte le raccomandazioni tipiche di chi affronta abitualmente l’alta montagna in inverno. È su questo punto che la magistratura ha deciso di avviare una serie di accertamenti per possibili responsabilità di carattere colposo. Ad annunciare l’inchiesta è stato ieri il procuratore capo Giancarlo Bramante, lo stesso magistrato che nel 2005 ottenne la condanna definitiva a 8 mesi di reclusione di un’alpinista e guida alpina che cinque anni prima aveva provocato involontariamente una valanga (senza vittime) in alta val Senales. L’indagine è solo alle prime battute. Ieri pomeriggio sul tavolo del procuratore sono giunte le prime note informative dei carabinieri che stanno svolgendo tutti gli accertamenti. L’indagine è stata aperta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Ovviamente non sarà facile stabilire chi, del gruppo di escursionisti, possa aver provocato il distacco della massa nevosa. Ma l’indagine dovrà riguardare anche la sottovalutazione delle condizioni meteo (considerate proibitive) con un pericolo valanghe “marcato tre” annunciato dai bollettini provinciali anche a seguito del vento molto forte indicato in quota e della presenza di ampi strati di neve instabile. Pare che i gruppi non fossero attrezzati per lo scialpinismo dunque la decisione di affrontare un “fuori pista” potrebbe essere stata conseguenza di una decisione improvvisata. A tal proposito sarà importante stabilire se vi fosse un capogruppo delegato a valutare la situazione.

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