Bar, ripartenza soft «Servono più certezze» 

Virus e restrizioni. La soddisfazione per la riapertura, pur con affari contenuti, è accompagnata  dai timori per le future disposizioni. Preoccupa soprattutto l’orario di chiusura anticipato  



Merano. I baristi sono contenti di avere riaperto i loro locali. Ma temono fortemente che la ripresa non sia definitiva. I dati della pandemia continuano a rendere incerto il loro lavoro. E la chiusura anticipata alle 18 per molti incide in modo pesante sugli incassi.

La parola che pronunciano più volentieri è “finalmente”, anche se nessuno esprime la massima soddisfazione. Perché l'incubo è legato soprattutto al fatto che potrebbero chiudere un’altra volta nelle prossime settimane, o comunque sulle restrizioni che dovranno continuare a osservare.

Linee chiare.

I dati del virus, che sta condizionando la vita di tutti, continuano a preoccupare. I baristi manifestano comunque un certo impulso. Anche perché non sono certo abituati a stare con le mani in mano, però a dominare sovrana è l’incertezza. Servono linee chiare, dicono.

Al bar Sonne di via delle Corse la proprietaria è Cristina Bordon: «Sono soddisfatta di questi pochi giorni in cui abbiamo riaperto il locale. Almeno la gente è contenta, non ne poteva più di take away. Le persone sono tornate con entusiasmo, indossano le mascherine, si siedono volentieri al bar che non avevano smesso di frequentare pur con il servizio da asporto. Gli affari? Non si può certo dire che siano stati buoni. Ne abbiamo risentito a lungo ma speriamo che la situazione si stabilizzi al più presto. C'è voglia di tornare alla normalità». Al bar Sonne lavora anche Fabio Di Niso che aggiunge: «C’è bisogno di avere certezze sulla possibilità di tenere aperto. Invece già si parla di una possibile prossima chiusura. Non ne possiamo proprio più di questo tira e molla che sta creando grande confusione fra la nostra clientela». In via Portici c'è il Kuntino's. Ha lavorato bene nei mesi estivi. Poi è stato costretto a chiudere. «La situazione è diventata normale da qualche giorno e la gente è tornata. Rileviamo il desiderio di ritornare e bere qualcosa e a mangiare uno snack» dice il titolare Robert Kuntner che aggiunge un particolare: «Il problema è che nessuno di noi sa ancora se questa situazione durerà. Ho il massimo rispetto per chi subisce le conseguenze del Covid sulla sua salute. Ma non si può accettare una situazione di incertezza che dura da parecchio tempo. Come si fa a variare continuamente: una settimana si può aprire, l'altra no per le complicazioni della pandemia. Dovrebbe esserci più chiarezza. E poi la Provincia dovrebbe venirci incontro, come ha fatto lo Stato, con quei ristori che finora sono mancati».

Orari.

Max Bonfiglio è al banco del Milchbar in corso Libertà superiore: «La gente ha voglia di venire al bar, lo si nota». È un modo per ritrovare socialità. «Certo, il giro è limitato. C’è chi lavora in smart working, altri hanno allungato il ponte festivo. Ma, soprattutto, siamo ancora costretti a chiudere presto. Un locale con le caratteristiche del mio lavora in buona parte con la clientela serale». L’impatto sul bilancio si fa sentire. «I ristori di novembre sono arrivati tempestivamente. Lo stesso non si può dire per la cassa integrazione, ancora attesa dai collaboratori». Sul rispetto delle disposizioni? «In generale le persone si sono abituate alle regole e le seguono. Magari ai giovani serve qualche richiamo in più». L’orario di chiusura alle 18 è un limite gravoso anche per Sandro Presti del bar Platzl, alle spalle del teatro Puccini: «Alla riapertura, giovedì, abbiamo ottenuto una buona risposta. Ma l’orario di chiusura serale è decisivo. Penso a chi finisce di lavorare verso le 17: non c’è il tempo sufficiente per pensare di passare per un aperitivo» Senza pensare ai mancati incassi delle sere.. «Così, per noi ripartire è dura. E sarebbe bene anche capire come e quando sarà possibile organizzare qualche iniziativa: come baristi siamo pronti a farlo nel rispetto delle regole». E.D./SIM













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità