Case ai “prati Tschomper” Il Tar rallenta le coop  

Accolti parzialmente i ricorsi dei confinanti contrari alle nuove costruzioni Alle elezioni comunali del 2015 la vicenda era costata molti voti alla Svp


di Giuseppe Rossi


MERANO. La trasformazione del fazzoletto di terreno lungo la via Virgilio, salito agli onori della cronaca come i “prati Tschomper”, da verde agricolo a zona residenziale per il ceto medio continua a suscitare grattacapi all’amministrazione comunale del sindaco Paul Rösch. Stiamo parlando della variazione urbanistica effettuata nella primavera del 2015 che molto probabilmente è costata il sindaco alla Südtiroler Volkspartei. Buona parte degli abitanti di via Virgilio e di Maia Alta si erano subito apertamente dichiarati contro la trasformazione dell’ultimo spazio verde della zona in colate di cemento, annunciando un muro contro muro. L’altra mattina i giudici del tribunale amministrativo regionale, chiamati a dover decidere sul ricorso presentato da una serie di residenti confinanti con i prati Tschomper, hanno deciso di annullare il piano di attuazione che regola l’edificazione in quel terreno e di conseguenza anche la concessione edilizia firmata dal sindaco. Ma non basta. I giudici hanno anche chiarito che la correzione del piano di zonizzazione applicata in tutta fretta lo scorso anno, forse per parare il colpo del ricorso al Tar, non era di fatto l’eliminazione di un errore materiale, bensì una nuova modifica al piano urbanistico che non poteva seguire la procedura semplificata. Il Tar ha invece ritenuto corretta la variazione del Puc originaria, quella del 2015 con la quale il terreno veniva trasformato da zona di verde agricolo in zona residenziale.

La sentenza allunga non di poco i tempi di costruzione dei trenta alloggi destinati al ceto medio. Se la giunta Rösch vorrà continuare a sostenere il progetto, dovrà ricorreggere il Puc eliminando gli errori di perimetrazione emersi un anno fa, dovrà poi riapprovare il piano di attuazione e quindi rilasciare una nuova concessione edilizia.

Ma tutto questo potrebbe non bastare. I giudici del Tar non hanno infatti esaminato tutte le eccezioni presentate dai ricorrenti, patrocinati dall’avvocato Federico Mazzei, ma si sono limitati ad annullare il piano di attuazione accogliendo la prima eccezione, senza esaminare tutte le altre, che quindi restano ancora un punto interrogativo.

I giudici, in sostanza, hanno rilevato che nonostante nel procedimento di modifica del piano urbanistico la direttrice dell’ufficio beni archeologici avesse evidenziato in seguito a sopralluoghi la presenza di resti archeologici, il Comune ha omesso di richiedere un parere alla ripartizione provinciale beni culturali prima di approvare il piano di attuazione. E a guardar bene i “prati Tschomper” oggi, si vede come i lavori per la costruzione dei condomini da 30 alloggi complessivi non siano mai iniziati proprio perché sul terreno sono in corso le attività dell’ufficio beni archeologici.

La decisione del Tar diventa un serio problema per i 30 membri delle cooperative Ambra e Tschomper e per la Rosskopf Sas, che contavano di iniziare i lavori entro l’anno. A festeggiare ci sono di sicuro i confinanti e gli otto ricorrenti, che per ora vedono allontanarsi le colate di cemento. Ma non è ovviamente escluso che partano anche gli appelli al Consiglio di Stato a Roma contro la decisione del Tar, sia da parte del Comune per gli atti annullati, sia da parte dei confinanti per contestare la destinazione della zona a edilizia abitativa.













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