Città a rischio cementificazione Il Comune alza le barricate 

La nuova legge urbanistica. La giunta invia a Bolzano una delibera con cui scongiurare l’aumento delle cubature Si apre il rischio di speculazioni e di onerosi ricorsi da parte di imprenditori che ora possono sfruttare i nuovi indici


Sara Martinello


Merano. Questa è una storia di lettere sottotraccia, di misteriosi apparenti silenzi tra Svp meranese e direzione provinciale, di concitate accelerate negli uffici bolzanini. Per tutelare la città dal rischio di cementificazione che si apre con la nuova legge urbanistica, il Comune tenta il salvataggio in corner con una delibera approvata il giorno prima dell’entrata in vigore del testo voluto dall’Svp centrale, titolare ieri e oggi dell’assessorato all’urbanistica. Ma intanto, finché in Provincia non partirà l’iter di accoglimento della modifica al Piano paesaggistico comunale, si apre una finestra di tempo che offre il fianco al rischio di contenziosi lunghi, complicati e soprattutto onerosi per le casse municipali, qualora alla fine la modifica dovesse essere rigettata. Andiamo con ordine.

L’inghippo della legge.

La legge provinciale “Territorio e paesaggio” è stata promulgata nel 2018 ed è entrata in vigore dieci giorni fa, il primo luglio. Prevede fra le altre cose che le amministrazioni locali debbano portare l’indice di densità edilizia a un minimo di 1,5 metri cubi per metro quadro di superficie, fatte salve forme di tutela sull’area in questione. Attenzione, però. Perché per evitare future cementificazioni scellerate un Comune può sì abbassare gli indici massimi di aumento delle cubature, ma non senza aver prima sfornato un nuovo Puc e un nuovo Masterplan. Praticamente ci vorrebbero almeno cinque anni, oltre il tempo di una legislatura, prima di riuscire a sopprimere la possibilità di un aumento delle cubature fino all’indice di 1,5. A nulla sono valse le prese di posizione degli ordini professionali, a nulla le lettere riservate di decine di amministrazioni a prevalente trazione Volkspartei.

Le “zone corografiche”.

Qui scendono in campo i piccoli. Persa la battaglia verde in consiglio provinciale, la giunta guidata da Rösch gioca l’ultima carta: il 30 giugno vota la delibera firmata Rohrer con cui si propone alla Ripartizione Natura, paesaggio e sviluppo del territorio di istituire nel Piano paesaggistico il vincolo di zona corografica per un tratto di via Verande, per buona parte di Maia Bassa e per quasi tutta Maia Alta. È una categoria prevista dalla vecchia legge (la 16/1970). Un espediente che l’amministrazione Rösch si sarebbe potuta risparmiare, se l’Svp locale – che dalle comunicazioni alla stampa degli ultimi mesi pare allarmatissima rispetto al fantasma della cementificazione di Maia Alta, nonostante la pericolosa legge sia proprio a marca Svp – negli ultimi due anni fosse interceduta presso il proprio stesso partito in sede provinciale.

I tempi tecnici.

Nelle premesse, la giunta promuove l’immediata esecutività della delibera “in quanto l’imminente entrata in vigore della legge provinciale n. 9/2018 potrebbe comportare in tutte le zone miste il riconoscimento subitaneo e indiscriminato, pur in questa sede denegato, dell’indice di densità edilizia pari ad almeno 1,5 m³/m²”. Nel giro di un mesetto l’ufficio provinciale competente dovrà fare l’istruttoria tecnica della delibera, capire se ci sono i requisiti per questo tipo di classificazione e infine sottoporre la proposta alla commissione tutela paesaggio, che eventualmente potrà approvarla, producendo così una salvaguardia, cioè rendendola efficace fintanto che il procedimento amministrativo non sarà concluso.

Speculazioni?

Finché la delibera di Merano non arriverà sulle scrivanie della commissione, però, qualche imprenditore edile potrebbe approfittare di queste poche settimane per presentare una richiesta di concessione edilizia basata sull’indice 1,5. Il Comune venderebbe cara la propria pelle, verosimilmente negando la concessione, e il richiedente ricorrerebbe al Tar. E se tra qualche mese la delibera della giunta comunale sarà definitivamente rigettata, il congelamento della concessione edilizia potrà essere usato dall’imprenditore per chiedere risarcimenti importanti per danno erariale.

Ci sono solo due elementi a far sfumare quest’ipotesi. Il primo è la digitalizzazione obbligatoria delle richieste di concessione edilizia, operazione piuttosto brigosa. L’altro è più sottile. Forse per evitarsi accuse di danno erariale, la Provincia si è affrettata a introdurre la legge il primo luglio. Ma al 26 giugno erano ancora da emanare i modelli standard cui i Comuni ora devono attenersi nella redazione dei loro regolamenti edilizi e dei regolamenti oneri (quelli che fanno capire ai progettisti come lavorare). Di conseguenza, per il momento sarà difficile che siano richieste concessioni edilizie. In tutto questo, una sola cosa è certa: che se, nonostante i dubbi espressi dal Comune nel passo della delibera riportato, l’indice 1,5 risultasse davvero vantabile, qualcuno potrebbe approfittarne.













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