L'INTERVISTA david augscheller politico 

«Città-vetrina per turisti: ridateci lo spazio pubblico» 

La Sinistra Ecosociale. Il consigliere getta uno sguardo su un centro «ostaggio del decoro» «Siamo diversi dai Verdi perché noi crediamo che non ci sia ecologia senza giustizia sociale»


Sara Martinello


Merano. «La città è sentita come una vetrina per i turisti, forse perché non è più vissuta come un luogo da plasmare. Serve che lo spazio pubblico torni a essere tale. Gioverebbe anche alla sicurezza delle persone». Turismo, lavoro, giovani, diritto alla casa, “decoro”. A pochi mesi dalle elezioni, la Sinistra Ecosociale raccoglie le forze intorno ai temi più sentiti a Merano guardando agli sviluppi nazionali e internazionali, dall’antifascismo alla demolizione della dialettica patriarcale, dall’ecologia ai diritti dei lavoratori, dando il proprio contributo dai banchi del consiglio comunale. Così ha fatto David Augscheller negli ultimi dieci anni, ora al giro di boa di un eventuale terzo mandato.

Cominciamo con un bilancio dei suoi due mandati.

Abbiamo portato la mozione su via Cadorna, quella sui circhi con gli animali, la proposta della panchina rossa. La mozione sulla concessione dell’occupazione del suolo pubblico solo a chi sia dichiaratamente antifascista e antirazzista. Interrogazioni e mozioni sui pesticidi. La falda di Sinigo, un luogo per funerali laici al cimitero. Abbiamo dato mandato al sindaco di fare pressioni sulla Provincia per la realizzazione di parcheggi periferici e dato l’impulso all’istituzione di un gruppo di lavoro perché lo statuto comunale fosse adeguato alla nuova normativa sulla democrazia diretta. Non da ultimo, l’inclusione di Merano nella convenzione per l’autodisciplina pubblicitaria.

Tutte proposte approvate?

Sì. Quello che ci differenzia è il modo di fare politica. Siamo per la Sachpolitik, non ci interessa cercare lo scandalo per racimolare voti. Si veda la mozione Solland supportata da Pd e Alleanza per Merano contro la loro stessa maggioranza: noi non agiamo così.

Che cosa vi distanzia dai Verdi?

Crediamo nei valori della sostenibilità: non c’è ecologia senza giustizia sociale. Guardiamo all’oikos, la casa-mondo. E siamo una lista eterogenea. C’è chi viene da Sinistra Italiana, chi dal Pd, chi da Rifondazione, chi è deluso dai Verdi, chi dalla Cgil, chi dal mondo della cooperazione, chi dall’ecologismo, chi semplicemente ci si è avvicinato perché si riconosce nella sinistra. È un microlaboratorio: quel che succede al di là delle montagne noi cerchiamo di analizzarlo in relazione al territorio.

Qual è la Merano ideale per Lei?

È una città inclusiva in cui lo spazio pubblico sia pubblico davvero, e non dato in gestione a gruppi d’interesse. In cui ci sia il diritto alla salute sul lavoro e in cui si dia una risposta al problema dell’abitare. Specialmente per anziani e giovani, per esempio attraverso il cohousing.

Ci può essere una giusta via tra vocazione turistica e innovazione nella viabilità?

Va detto che spesso la città è gestita in funzione del turismo. L’overtourism non è un concetto astratto, bensì una bolla in cui siamo immersi. Non abbiamo le infrastrutture per il raddoppio della popolazione nel finesettimana, con strade intasate e auto in sosta ovunque. Manca una visione globale, e non ho ancora capito se il futuro della città sia quello prospettato da Rohrer o quello fin de siècle della lobby del turismo.

Qui il tema del decoro, della città vetrina. E dei giovani mosche bianche.

Merano vuole essere d’élite e le attività di giovani e bambini le tollera a malapena. È allucinante come venga messo sul piedistallo il tema del cosiddetto “decoro” pubblico. Ad esempio quando si parla di questuanti: chiedere l’elemosina è un diritto, non la questione estetica che ne viene fatta. Servono piuttosto luoghi per la socializzazione, elasticità negli orari per la musica e nell’accogliere forme d’espressione diverse.

Veniamo alla Solland: com’è che nel discorso pubblico le destre sembrano aver scalzato la sinistra in uno dei suoi campi di battaglia per eccellenza?

In realtà noi ci siamo sempre stati, fin dal corteo di una decina d’anni fa, quando forse l’operaismo non andava tanto di moda. Abbiamo fatto un incontro coi lavoratori e con l’ex ministro Paolo Ferrero davanti ai cancelli, interloquito coi sindacati, fatto una mozione per un congresso in cui analizzare la possibilità di creare un polo di ricerca per le energie alternative coinvolgendo Memc, sindacati, università, popolazione, Assoimprenditori. Mozione respinta dagli attuali “paladini” della Solland. Sono stati fatti molti errori, dalla sottovalutazione della “crisi”, cioè degli interessi aziendali, all’assenza di una politica industriale. Rösch i suoi errori li ha fatti – a livello comunicativo ha sbagliato in modo gravissimo – ma arrivare a incolparlo della chiusura mi sa solo di campagna elettorale. Si tratta invece di rispetto dei lavoratori e delle loro famiglie, e non c’entra neanche il discorso ecologico, perché allora dovremmo parlare anche di altri impianti sul territorio. E deve essere formulata una critica forte anche nei confronti delle proprietà precedenti al Fallimento.













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