Colpo di coda, Solland a Ladurner 

La decisione della giudice. Inammissibili perché privi dei requisiti di legge le offerte di Fri-El (Gostner) e Mb Solar (gruppo di Singapore) Il lotto assegnato alla Al-Invest per 1,75 milioni: l’impianto verrà smantellato, il 70% del terreno bonificato e destinato a nuove attività produttive


Simone Facchini


Merano. Né Gostner, né il gruppo da Singapore. Con un colpo di spugna, la giudice delegata ai fallimenti, Francesca Bortolotti, ha ripulito il tavolo dalle proposte per l’acquisizione della Solland giunte successivamente all’asta vinta dalla Al-Invest srl, offerte che avevano scombussolato le carte nelle ultime due settimane. Il nastro viene così riavvolto al 10 settembre quando dopo un’estenuante battaglia al rialzo il binomio Auer-Ladurner si era aggiudicato il lotto per 1,75 milioni di euro.

L’inammissibilità.

Nella nota diffusa dal tribunale, si specifica che “le istanze di sospensione delle operazioni di vendita dei beni della Solland Silicon, presentate dalle società Mb Solar Pte Ltd e Fri-El Hydro Power srl (rispettivamente il gruppo spagnolo facente capo alla multinazionale dell’est asiatico e la società della famiglia Gostner, ndr) sono state dichiarate inammissibili per assenza dei requisiti di legge”.

Per quanto riguarda la Fri-El (aveva offerto 2,5 milioni), sarebbero sì stati rispettati i termini dell’articolo 108 della legge fallimentare, ma l’offerta sarebbe pervenuta quando i beni mobili del lotto (che varrebbero l’80% del totale, mentre sulla stima dell’areale gravano gli oneri di bonifica) erano già stati trasferiti e dunque non erano più nella disponibilità della procedura fallimentare, in quanto l’Al-Invest aveva già versato la somma per l’acquisizione. La società di Gostner avrebbe rilevato il complesso con l’intenzione di trasferire la fabbrica altrove, forse all’estero, per sfruttare i minori costi per l’energia (magari associandola a centrali elettriche del gruppo), garantendo la bonifica del terreno di via Nazionale.

Nel caso dell’azienda spagnola riconducibile al gruppo di Singapore, che puntava invece sul riavvio della produzione a Sinigo (sul piatto 5 milioni), sarebbero invece le condizioni poste dell’acquirente ad aver indotto la giudice alla bocciatura. L’offerente avrebbe posto dei paletti, contravvenendo alle procedure.

Questioni di carattere tecnico-giuridico, che non escludono impugnazioni in Tribunale.

La bonifica.

Sciolte le riserve da parte della giudice, si torna pertanto allo stato dell’arte dell’immediato dopo-asta. I beni mobili e immobili della Solland sono aggiudicati alla società di Auer e Ladurner e le operazioni di vendita proseguiranno in questa direzione. La Al-Invest a fronte di un esborso di 1 milione e 750 mila euro ha acquistato gli asset immobiliari del complesso aziendale (oltre agli impianti, le attrezzature etc.) e con essi l’area di circa 70 mila metri quadrati di pertinenza della fabbrica. Con il dovere di bonificarli, dopo aver smantellato lo stabilimento, per almeno il 70 per cento della superficie, restituendola a un uso per l’insediamento di attività produttive. Nell’area residua potrà essere stoccato, secondo i parametri di sicurezza prescritti dalla legge, il terreno risultante dalla bonifica. Quanto in profondità si dovrà scavare dovrà essere determinato dai rilievi che dovranno valutare il grado di inquinamento e la sua penetrazione nel sottosuolo.

Lo svuotamento.

Secondo i termini del bando di gara, l’Al-Invest entrerà in possesso del compendio nel momento in cui verrà completato lo svuotamento delle sostanze pericolose. E qui si apre un altro capitolo. Le operazioni nei giorni scorsi erano state sospese degli addetti che hanno ingaggiato un braccio di ferro con la EcoCenter, il datore di lavoro. Alla luce degli ultimi sviluppi, sulle tempistiche rimangono tanti punti interrogativi.

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