Crisi Solland, lavoratori  pronti ad azioni clamorose 

La fabbrica di Sinigo. Se Kompatscher non accetterà un confronto, la prossima settimana si alzerà il tono della protesta  La Uiltec: «Senza preavviso tutti gli operai potrebbero lasciare lo stabilimento». Con tutte le conseguenze sulla sicurezza


Simone Facchini


Merano. Visto che quanto fatto finora non basta, per stanare Kompatscher i lavoratori della Solland, oggi dipendenti di Eco Center, sono pronti ad azioni clamorose. Stanchi di essere additati come responsabili della situazione, esasperati dal silenzio delle istituzioni, preparano ad alzare i toni della lotta con un ultimatum che sa di resa dei conti. Preannunciata mercoledì in una nota delle segreterie nazionali del settore chimico di Cgil, Cisl e Uil, è stata ribadita senza mezzi termini ieri in una conferenza stampa nella sede Uil di Bolzano: la contestazione si terrà la prossima settimana, qualora dalla Provincia non provenissero segnali di apertura a un confronto reclamato anche dal ministero dello Sviluppo economico. La manifestazione si terrà senza preavviso «perché di avvisi ne sono stati mandati fin troppi», precisa Alfred Delmonego della Uil. «I lavoratori potrebbero lasciare la fabbrica da un momento all’altro». Con una reazione a catena sulla sicurezza, partita centrale nella vicenda.

«Eco Center senza requisiti».

Per la Uil, assieme a Delmonego c’erano Alan Tancredi e Francesco Mongioì della Uiltec regionale: «La Provincia – hanno ricordato i sindacalisti - con un’ordinanza ha affidato a Eco Center l’incarico di gestire l’azienda di Sinigo senza che questa abbia le competenze tecniche per proseguire lo svuotamento. Eco Center non ha mai fornito prova di possedere i requisiti per esercire uno stabilimento sottoposto alla legge Seveso. Chi opera dunque fuori dalla legge? Gli operai sono obbligati a non procedere allo svuotamento dei clorosilani». Svuotamento che preluderebbe al definitivo tramonto delle speranze di ripresa produttiva, «quando sul piatto c’è ancora una società, la Mb Solar, disposta ad acquisire la fabbrica e a investire 50 milioni di euro, con notevoli ricadute occupazionali, ma anche sull’indotto e sulle entrate fiscali per la Provincia. Non ultimo, le spese di manutenzione sarebbero a carico del nuovo proprietario. Mentre la Provincia, ad oggi, ha speso 28-29 milioni per mantenere in sicurezza l’impianto». Ci sarebbe anche stato un contatto fra Mb Solar (gruppo di Singapore» e Al-Invest per trattare privatamente la compravendita del polo industriale.

Circolo vizioso.

I sindacalisti disegnano una sorta di “circolo vizioso” scaturito da sei aste «fallate da bandi che chiedevano all’acquirente di bonificare il terreno inquinato da altri, postilla che ha allontanato potenziali interessati», proseguito con l’ordinanza del governatore Kompatscher che ordina lo svuotamento e con le successive decisioni della giudice fallimentare che ha sbarrato la strada alle controfferte della Mb Solar (5 milioni) e della Fri-El Hydro Power di Gostner (2,5). Infine il respingimento da parte del Tribunale dei ricorsi di Gostner. «Il risultato – questa la sintesi – è l’assegnazione alla Al-Invest per dismettere la fabbrica. Con una cessione a prezzo irrisorio, 1,75 milioni». Sindacati e operai hanno scritto all’Ispettorato del lavoro, all’Inps, all’Inail: nessuna risposta. Hanno presentato un esposto in Procura: «La magistratura deve fare chiarezza sul comportamento delle varie parti in causa. Qual è la verità dietro a tutta la vicenda?».

Intimidazioni.

Parallelo il discorso della gestione del personale da parte di Eco Center. «Il licenziamento del rappresentante sindacale aziendale è emblematico della politica intimidatoria in atto» denunciano i sindacati. Chiamato in causa l’Rsa Raffaele Falasca, anche lui ieri presente e agguerrito: «L’ordinanza di Kompatscher impone a Eco Center di svuotare e a un comitato di sicurezza di vigilare. Dov’è questo comitato? Stanno nascondendo varie illegalità». «Quello di Falasca – rilanciano i sindacalisti – è un allontanamento ingiustificato e pretestuoso, che sarebbe scaturito da una discussione con consulente esterno dell’azienda. Senza dimenticare gli atti giudiziari notificati ai lavoratori in cui si contesta la violazione di un articolo del codice penale che riguarda il rifiuto di eseguire un ordine della pubblica autorità. Un clima di crescente terrore causa di profondo stress con il quale le maestranze sono costrette a convivere». Tanto che qualcuno dei 58 in organico si è dimesso, «e altri sono in procinto di farlo se non accade qualcosa. E quando ad abbandonare saranno alcune figure chiave, la sicurezza sarà ancora più a rischio. Se finora questa è stata garantita è solo grazie al senso di responsabilità dei lavoratori, non certo a quello delle istituzioni e della politica».













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