il personaggio 

D’Alema: «Faccio il promoter e adoro il Pinot nero francese»

MERANO. Stand numero 340, primo piano del Kurhaus, al Merano WineFestival a spiegare i segreti dei vini della cantina umbra “La Madeleine” c’è l’ex premier Massimo D’Alema, accanto alla moglie, Linda...


di Jimmy Milanese


MERANO. Stand numero 340, primo piano del Kurhaus, al Merano WineFestival a spiegare i segreti dei vini della cantina umbra “La Madeleine” c’è l’ex premier Massimo D’Alema, accanto alla moglie, Linda Giuva con la quale gestisce i sei ettari di terreno nei pressi di Narni.

Presidente, è la prima volta a Merano?

«No, venni venti anni fa, ma al Festival ormai sono tre anni che la nostra cantina, La Madeleine, viene selezionata».

Conosce la nostra terra?

«Quando ero ragazzo andavo in val di Fassa, a Pozza, dove facevo le mie camminate, frequentando anche una scuola di roccia».

Cosa ha portato la sua cantina fino a Merano?

«Il fatto che questo evento si basi sulla scelta di non essere aperto a tutti. Apprezzo la selezione a monte del vostro Wine Hunter, Helmuth Köcher. Lo spirito egualitario che mette sullo stesso piano il grande e il piccolo produttore».

Lei è qui con sua moglie, ma la cantina è gestita assieme ai figli, giusto?

«Mia moglie sacrifica il suo tempo, visto che è docente universitaria, ma si dedica al vino con impegno, ma l’azienda è dei miei figli. Io faccio il promoter».

Come definirebbe La Madeleine?

«Siamo partner di un progetto, il Wine Research Team, a cui partecipa un grande produttore, Riccardo Cotarella. Lo scopo è investire in ricerca per aumentare la qualità del vino, riducendo l’incidenza della chimica. Abbiamo brevettato una tecnica che consente di diminuire la presenza di solfiti chimici».

Un vino da lei prodotto a cui tiene particolarmente?

«Il Pinot Nero degli irraggiungibili francesi che noi produciamo in un contesto, quello umbro, decisamente a Sud rispetto alla sua collocazione naturale. Un terreno particolare e una inclinazione delle vigne ci aiuta. Facciamo anche spumante di qualità a base di Pinot Nero».

Dove nasce la sua passione per il vino?

«Le serate al liceo, quando non ero esperto: bevevo con moderazione e curiosità».

Poi, cosa è successo?

«Da direttore dell’Unità lanciammo il Salvagente, settimanale dei produttori. Mi avvicinai a Slow Food e organizzai un premio per i migliori ristoranti delle feste dell’Unità».

Erano gli anni Ottanta, periodo di grandi cambiamenti per la sinistra.

«Si, ci siamo avvicinati al gusto, alla ricerca di prodotti naturali, della terra, ad una certa raffinatezza che prima non ci apparteneva, e in quel periodo la sinistra iniziò a sviluppare quell’interesse».

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