“Dame inglesi”, la chiesa diventa palcoscenico 

Il luogo di culto di piazza della Rena affidato in gestione al servizio giovani Trasformato in punto di incontro per ragazzi e sede di eventi e concerti


di Monica Marabese


MERANO. «Un luogo creato dai giovani, per i giovani, aperto ad ogni tipo di cultura, pensiero e religione». Sono le parole di Oliver Schrott, il responsabile dello Jugenddienst, il servizio giovani che ha preso in sorte la gestione della chiesa Sacro Cuore di piazza Rena.

Storicamente l'intero complesso apparteneva all’ordine delle suore Dame Inglesi, che però da ormai una quindicina di anni non vi risiedono più. Ora lo stabile è della Provincia, che ha assegnato la gestione del luogo al Jugenddiesnt. Denominata “la chiesa dei giovani”, non è come tutte le altre. Il progetto infatti consiste nel renderla viva, sfruttando lo spazio al suo interno per il dialogo ed eventi che vanno dalla musica al teatro. Svecchiarla dunque, rendendola accessibile a tutti.

«Nel 2012 abbiamo cominciato ad insistere affinché destinassero la chiesa ad attività indirizzate ai giovani», spiega Marco Valente, collaboratore dello Jugenddienst. «Ciò che si chiedeva, era la possibilità di usarla per alcuni eventi. Inizialmente la Provincia ha rifiutato, ma negli ultimi anni siamo riusciti ad ottenere il permesso. Nel 2016 infatti, la giunta provinciale ha deciso per una concessione allo Jugenddienst meranese e dal 2017 ce ne occupiamo a tutti gli effetti. Ad aprile di quest’anno, è stata organizzata una “due giorni” a cui hanno aderito una quarantina di persone, confrontandosi proprio sulla destinazione della chiesa: come allestirla, che tipo di eventi proporre, etc. Tra i nostri obiettivi primari, vi è quello di rendere più aperti possibile la chiesa ed i suoi locali, anche a chi normalmente non ci metterebbe piede».

I partecipanti a questo innovativo progetto, sono ragazzi di madrelingua sia italiani che tedesca e le loro idee sono numerose e molto particolari. Sarà un luogo sacro fuori dagli schemi, che vuole superare il tabù di una chiesa d’élite, accessibile a pochi. Una delle iniziative che verrà attuata è quella di spostare i banchi in legno e sostituirli con dei divani. Tutto ciò allo scopo di renderla più intima, comoda e che stimoli il dialogo. I confessionali diventeranno piccole biblioteche ed in sacrestia ci sarà una persona laica che si occuperà di parlare con i ragazzi bisognosi di un consiglio, una parola di conforto o semplicemente di raccontare la propria vita a qualcuno che sappia ascoltare.

Una chiesa molto particolare dunque, sicuramente una novità per Merano, ma non per la vicina Germania, che conta già numerose esperienze di questo tipo. «È interessante il fatto che sono stati i giovani stessi a sentire l’esigenza di avere nella propria città un luogo del genere» commenta Oliver Schrott. «È venuto a trovarci il rappresentante tedesco delle “chiese giovani” ed è rimasto molto stupito, poiché in Germania, visto il brusco calo di presenze nei luoghi sacri, è il vescovo a decidere di dedicarne ai giovani. A Merano, invece, sono stati i ragazzi stessi a richiederlo. Dunque in questo caso l’idea non è partita dalle istituzioni, ma dal basso, dalla popolazione».

Nonostante la titubanza iniziale, ora la chiesa di piazza della Rena ha l’appoggio delle autorità ecclesiastiche e politiche. Ci sono voluti ben sei anni per ottenere la custodia di questo luogo, sei lunghi anni tra burocrazia, moduli, permessi e tanta pazienza, ma ora il progetto sta finalmente decollando.

Sigrid Prader, presidente dall’associazione, afferma: «È una sfida ed allo stesso tempo una grande opportunità. Abbiamo a disposizione un luogo enorme e vogliamo sfruttarlo appieno, organizzando tante cose diverse, che possano coinvolgere giovani di ideologie e culture differenti. Riteniamo infatti indispensabile il dialogo e l’interculturalità del progetto, che non deve assolutamente escludere nessuno. Vogliamo organizzare piccoli concerti di musica di vario genere, se ci sono gruppi che vogliono suonare in questo luogo saremo felici di accoglierli. Abbiamo in mente di fare anche dei pezzi teatrali. Insomma, deve esserci una spiritualità viva, fresca e stimolante».













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