l’alto adige da una prospettiva antiretorica 

De Zordo «spoglia» la convivenza 

L’incontro con l’autore ha chiuso la rassegna “Linguaggi in gioco”



MERANO. Si è conclusa nel weekend la rassegna «Linguaggi in gioco» che tra Merano, Verdines e Scena, grazie a una serie di incontri con autori e in musica, ha cercato di declinare il minimo comune denominatore tra quello che la produzione culturale italiana e tedesca è capace di esprimere. Una contaminazione, da trent'anni matrice espressiva del circolo Est Ovest, organizzatore della manifestazione assieme all'Unione Autrici/Autori Sudtirolo e Pro Vita Alpina. Culmine della manifestazione, la presentazione di un libretto recentemente uscito nelle librerie ad opera dello scrittore Enrico De Zordo, da molti considerato una delle penne più sublimi del panorama culturale altoatesino capace di produrre letteratura in lingua italiana. «Divertimenti tristi», l'ossimoro che dà il titolo a questo libretto di centoundici racconti pubblicati dalla casa editrice meranese Alphabeta e tenuti abilmente insieme con lo scotch dalla creatività narrativa di De Zordo. «Un libro che parte dal tentativo fallito di radunare dei frammenti in racconti, in altre parole – spiega l'autore – sono incipit che non hanno portato alla nascita di racconti veri e propri».Tre le sezioni, e di particolare pregio e intensità narrativa, quella dei «Foglietti sudtirolesi e altri vicoli ciechi», dove l'Alto Adige in versione sudtirolese e il Sudtirolo in versione altoatesina è narrato a partire, appunto, da quegli intoppi provocati e alimentati dalla incomprensione etnica che da ormai un secolo definisce il perimetro culturale della nostra provincia. È la famiglia sudtirolese, definita come «aperta in una società chiusa: padre Schütze, madre di Fiuggi, nonno paterno nazionalsocialista e all'occorrenza vigile del fuoco, figlia new age e nonno paterno squadrista su sedia a rotelle d'epoca...». Insomma, una insolente quanto cinica e spietata, ma estremamente leggibile e ironica foto di gruppo di tutte le fratture presenti nella nostra società incastrata tra Alpi e Padania, nella quale italiani e tedeschi del Sudtirolo «si conoscono per stereotipi». Il cielo sopra Bolzano, terso dalla presenza di aquile dell'Antico testamento, del Terzo Reich, napoleoniche, fasciste e quant'altro, e sotto una società in cui la retorica della convivenza cresce a dismisura, «gareggiando in altezza con la retorica nazionalista», spiega magistralmente De Zordo. A pochi giorni dal rinnovo del consiglio provinciale, quindi, un volumetto agile e schietto che potrebbe essere perfetta guida al “voto consapevole” e spogliato da quella retorica dello scontro etnico che in queste competizioni elettorali serra tutti i contendenti ai ranghi inquieti della storia. (j.m.)













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