Il femminicidio di Agitu Ideo Gudeta 

Diaby: «Sciacallaggio con affermazioni razziste»

Merano. Ha scosso nel profondo amplissime parti della società il femminicidio di Agitu Ideo Gudeta, nota in tutta Italia (e anche oltreconfine) come la “Regina delle Capre felici”, pastora e...



Merano. Ha scosso nel profondo amplissime parti della società il femminicidio di Agitu Ideo Gudeta, nota in tutta Italia (e anche oltreconfine) come la “Regina delle Capre felici”, pastora e imprenditrice trentina di origine etiope. Adams Suleimani, 32 anni, originario del Ghana, ha confessato di averla uccisa. Il rischio, vista la nazionalità del femminicida, è che attraverso l’odio razziale si eserciti nuova violenza sulla fondatrice dell’azienda agricola biologica “La capra felice” che credeva nella dignità del lavoro, della terra e delle persone.

Queste le parole di Bassamba Diaby, presidente della consulta degli stranieri del Comune di Merano: «Agitu Ideo Gudeta, donna nera, imprenditrice, attivista nonostante il razzismo e il sessismo era piena di vita e di cortesia. Il femminicidio e lo stupro hanno la firma del patriarcato sul corpo delle donne. Qualunque sia il motivo che muove l’odio degli uomini verso una donna, questo finisce sempre con lo sfregio del corpo: la modalità per eccellenza volta a distruggere l’identità. Bisogna cogliere la gravità di quello che è successo invece di fare polemica e sciacallaggio sulla provenienza dell’assassino, attribuendo le colpe all’etnia di provenienza invece di attribuirle a chi commette il reato. Colpiscono, pertanto, le affermazioni vergognose e degradanti apparse sui social o riportate dai media davanti all’assassinio di una donna forte, dalla pelle di colore nero, per riprodurre stereotipi razzisti per quanto consapevoli o inconsapevoli. Un femminicidio rimane un femminicidio. Il problema culturale rimane, che sia commesso da un italiano o da un immigrato».













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