Disoccupato e senza soldi Negato l’aiuto economico  

La vicenda di un magazziniere di Lana che si era rivolto al distretto sociale «Non riuscivo a pagare l’affitto e gli alimenti per mia figlia: ho temuto lo sfratto»



MERANO. A novembre era rimasto senza impiego. Il sussidio di disoccupazione è durato un mese e mezzo. Poi, mentre il suo curriculum passava sulla scrivania di decine di aziende, si è rivolto al distretto sociale di Lana chiedendo aiuto: per pagare i 190 euro di affitto all’Ipes e i 286 di alimenti per la figlia di dieci anni. Più le bollette. Aiuto negato: secondo i calcoli del distretto, la sua situazione economica superava il limite previsto per la concessione del cosiddetto “reddito minimo di inserimento”.

«Un’assurdità», denuncia il protagonista della vicenda, un magazziniere di 42 anni residente a Lana, separato. «Non è possibile che il sistema sociale, sulla base delle condizioni che avevo presentato, non sia riuscito a tendere la mano. Pure l’iscrizione alla camera del lavoro non aveva sortito alcun effetto per diversi mesi. Fra le altre cose il distretto mi aveva chiesto la documentazione del reddito di mio padre. Secondo i loro criteri, avrei dovuto ricevere dei soldi da lui: oltre al fatto che sarebbero stati insufficienti, alla mia età non voglio dipendere ancora dal papà che fra l’altro al momento si trova altrove. Ho solo il desiderio di guadagnarmi da vivere lavorando e di condurre un’esistenza decorosa». Rivendica il diritto di trovare un appoggio in un momento di difficoltà, rivolgendosi alle istituzioni. «Ho temuto che, non potendo onorare i miei impegni, mi togliessero la possibilità di vedere mia figlia. Ma ho anche avuto paura di essere sfrattato: sarebbe stata una vera beffa, dopo undici anni di attesa per un alloggio sociale. Ho fatto presente al distretto la situazione, tutte le circostanze, la mia buona volontà, il desiderio di ottenere un’occupazione cercata anche ma non solo attraverso le strade indicate dal sistema sociale. Che però si sono rivelate inefficaci. Mi sono sentito mancare il terreno sotto i piedi».

La sorte della domanda di aiuto era stata calcolata in base alle entrate del magazziniere relative ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2017 (dunque quando, tra busta paga e disoccupazione, ancora aveva un reddito) e la Durp 2016 dei genitori. Ma l’ultimo mese e mezzo era trascorso senza fonti di guadagno. Al distretto, contattato, sono lapidari: spiegano che, di fronte a una prestazione negata, qualora si consideri di avere subito un trattamento ingiusto si può presentare ricorso alla Ripartizione politiche sociali della Provincia. «Negli ultimi giorni – chiosa il magazziniere – ho trovato un’occupazione, pur a tempo determinato. Ma ho deciso ugualmente di ricorrere. Chissà cosa risponderanno». (sim)













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