Gli artigiani vogliono la Solland 

L’ammissione del sindaco Rösch. «L’Apa è alla ricerca di superfici per 16 mila metri quadrati per sistemare nuove aziende» Per il primo cittadino «non è una crociata contro la fabbrica italiana ma una questione di sicurezza e salute dei cittadini di Merano e dintorni»


Simone Facchini


Merano. Gli artigiani, per voce dell’associazione provinciale che li rappresenta (l’Apa), hanno espresso all’amministrazione comunale la necessità di 16 mila metri quadrati per sistemare nuove attività. Lo ha detto ieri il sindaco Paul Rösch, postulando la quadratura del cerchio Solland Silicon secondo le sue speranze: dismissione della fabbrica chimica, bonifica a cura di privati e creazione di una zona artigianale. Più facile a dirsi che a farsi, ma è il momento della moltiplicazione delle ipotesi sul futuro dello stabilimento di Sinigo. «Situazione nella quale - sottolinea Rösch - alla fine dei conti il Comune è spettatore, seppur molto interessato. Le decisioni non spettano a noi. Personalmente, la questione che mi preme è quella della sicurezza delle persone. E proprio per questo non accetto che la mia presa di posizione sia interpretata come una questione etnica: la sicurezza riguarda tutti i cittadini, di lingua italiana e tedesca, senza distinzioni. L’impegno di questa giunta è sempre stato trasversale rispetto ai gruppi. E ribadisco che nello stesso polo industriale opera un’altra azienda florida della quale la città deve andare orgogliosa. Dove la sicurezza non desta apprensioni. La preoccupazione è la Solland».

Rösch ammette di aver incontrato dei rappresentanti del gruppo qatariota, «circa un mese fa. Hanno presentato progetti, ma senza garanzie precise. Ora, il fatto che non abbiano versato il saldo dovuto entro i termini previsti, chiedendo una proroga, a mio avviso significa una delle due cose: o in Qatar l’interesse per la fabbrica non è così grande come affermato in precedenza, oppure l’impresa non è in grado di trovare il denaro per versare l’intero importo per rilevare l’azienda fallita. Tutt’e due i casi non lasciano presagire nulla di buono. Ricordiamo le promesse di Pugliese, il precedente investitore, e abbiamo visto com’è finita. E la Provincia si è dovuta accollare enormi spese per garantire la sicurezza».

Bonifica.

«Il presidente Kompatscher ha confermato l’esistenza di concrete proposte da parte di imprese locali per rilevare il complesso e bonificare l’area, che è una zona produttiva di interesse provinciale», insiste Rösch. «Questi terreni potrebbero poi essere messi sul mercato offrendoli alle aziende». Sulle modalità e i costi dell’eventuale bonifica il sindaco non si sbilancia. Si era parlato di accatastare il terreno sbancato in una frazione dell’area stessa: Rösch non esclude possa essere la soluzione. «Quanto ai costi, l’azienda avrà fatto i suoi conti», chiosa.

La reazione dei Cinquestelle.

Chiamati in causa per il ruolo giocato dai suoi esponenti nazionali, a partire dal ministro Riccardo Fraccaro, i Cinquestelle ieri hanno reagito alle accuse con i suoi esponenti locali: «Le esternazioni del sindaco Rösch e ora del governatore Kompatscher prima della scadenza del termine per il pagamento possono avere delle conseguenze importanti; come cariche istituzionali con il loro comportamento hanno lanciato al compratore il messaggio che il territorio, in cui è disposto ad investire, gli è ostile. Questo è molto grave perché invece le posizioni di Rösch e di Kompatscher non rispecchiano nemmeno in minima parte quelle dei cittadini». Specifica La consigliera Adriana Valle: «La Solland fa parte della storia e dell’identità di Sinigo. I cittadini si sono sempre espressi perché la fabbrica venisse rimessa in funzione, perché i lavoratori potessero riavere il loro posto e così le famiglie il loro sostentamento. I cittadini hanno chiesto a gran voce che le competenze che si sono sviluppate lì e grazie a quella fabbrica non venissero disperse e noi abbiamo sempre lavorato al loro fianco in questa direzione». Poi chiede: «Qual è l'azienda locale a cui il governatore sta proponendo la vendita per 500 mila euro? Che accordi sono intervenuti? Pretendiamo trasparenza».

«Kompatscher e Rösch non tengono conto né della popolazione, né del valore strategico di questa produzione innovativa» continua il consigliere provinciale Nicolini. «Che senso ha dire che la fabbrica rappresenta un pericolo per la salute della comunità, cosa assolutamente non vera, rompere le uova nel paniere e perseguire il piano di installarci una discarica?».















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