I rumori dei mini operai fanno infuriare i residenti 

Il parco di via Foscolo. I bambini costruiscono un villaggio di legno con chiodi, martelli e seghe Famiglie esasperate: «Rumori tutto il giorno, non possiamo neanche aprire le finestre»


Sara Martinello


Merano. Bisogna fare un giro tra via Foscolo e via Leitgeb per capire la protesta dei residenti della zona. Perché finché non lo si sente non ci si crede, al rumore che bambini e ragazzi riescono a produrre coi “lavori” di costruzione di una serie di casette di legno. Chi abita attorno al piccolo parco non ne può più. E tra il mal di testa per i martellamenti continui, il disagio di non poter arieggiare gli ambienti e il rischio concreto di vedersi deprezzare la casa, chiedono a gran voce che il Comune trovi un’alternativa alle attività dei bambini, ormai da tre estati ospiti fissi del parco, sostituiti di notte dai ragazzi che scavalcano la recinzione.

Rumori tutto l’anno.

Le fonti di nervosismo sono diverse. La prima copre l’intero arco dell’anno scolastico: fra le 13 e le 14, orario di norma deputato al riposo, i bambini delle vicine scuole elementari occupano il parco in fondo a via Ugo Foscolo, vociando e impedendo così ai residenti di pranzare o di guardare il telegiornale in tranquillità. E poi c’è il campetto dove ragazzi più grandi giocano a pallone, «spesso portandosi una radio che tengono a volume alto», riferisce un residente della zona. I cancelli chiudono alle 19, in estate alle 21: ma i giovani non si fanno intimidire, scavalcano la staccionata e si radunano nella torretta da gioco nel mezzo dell’area, spesso senza curarsi del disturbo che possono arrecare a chi vorrebbe la pace.

“Lavori” estenuanti.

Il problema più grosso, però, è quello che ricorre ormai da tre anni. Una nota associazione locale che opera nell’ambito ricreativo organizza nel parco un’iniziativa senza dubbio appassionante per i bambini meranesi, che quest’anno stanno costruendo un villaggio di casette di legno imparando il mestiere del falegname e divertendosi tutti insieme all’ombra degli alberi. Tre settimane – quattro gli anni scorsi – passate a usare chiodi, martelli, pinze e seghe. Ogni giorno. «Non possiamo aprire le finestre o goderci balconi e giardini – riferiscono esponenti di alcune famiglie che abitano tra via Foscolo e via Leitgeb – e anche con le finestre chiuse si sente tutto».

Alternative e rischi.

«Durante l’anno scolastico – riprendono i residenti – i bambini potrebbero stare nel cortile della scuola. E l’iniziativa dell’estate potrebbe essere spostata in una zona meno densamente popolata, per esempio nel nuovo parco vicino all’ippodromo, alla confluenza o al campo sportivo. L’estate passata ci siamo rivolti al difensore civico, ma senza risultati. Con l’assessora Gabriela Strohmer abbiamo parlato l’anno scorso e abbiamo riprovato a parlare pochi giorni fa: perché non viene qui una mattina a fare un giro di ricognizione?». Infine, un’amara considerazione: «Cinque anni fa non era così, era un parco pubblico che rispettava l’orario di riposo a pranzo. È una situazione già nota in città: e noi che nelle nostre case abbiamo investito, noi che paghiamo i mutui, ora non possiamo essere costretti a scappare né a svendere».













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