Idrogeno per trasportare il marmo 

Misure allo studio per le cave della Venosta: impianti e camion inquinano troppo



LASA. Sviluppare un metodo di trasporto a valle del marmo estratto nelle cave del Parco nazionale dello Stelvio basato sull’idrogeno e finanziato anche con fondi europei. È questo l’obiettivo della delibera approvata ieri dalla giunta provinciale, che ha posto le premesse per rendere più moderno ed ecosostenibile il trasporto dei blocchi dalle cave esistenti fino a valle. A questo scopo gli operatori hanno sottoscritto una dichiarazione d’intenti in cui si impegnano in un percorso condiviso per migliorare, in collaborazione con la Provincia, la logistica dell’estrazione del marmo nella zona.

Sul territorio del Parco nazionale dello Stelvio si trovano più cave marmifere. La cava di Acqua Bianca, la cava del Ponte di Tarnello e la cava Nesselwand si trovano nel territorio comunale di Lasa a un’altitudine di circa 1.567 metri, e al loro interno si estrae marmo tutto l’anno. I blocchi estratti in questa zona sono trasportati a valle mediante una teleferica fino alla ferrovia di trasporto Laaser Tal, da dove attraverso un piano inclinato vengono portati alla ferrovia Tal e da lì allo stabilimento di lavorazione. La capacità di trasporto di questo sistema diesel-elettrico che risale al 1930 risulta limitata a 18 tonnellate per tratta, mentre originariamente era di 40 tonnellate. Tale riduzione della capacità di trasporto è dovuta principalmente all’usura dei materiali e alle norme in materia di sicurezza. Per questa ragione è attualmente necessario usare camion alimentati a diesel. Le cave sono di proprietà dell’amministrazione separata dei beni di uso civico di Lasa e affittate alla società Lasa Marmo Srl fino al 2033. Sempre nel territorio comunale di Lasa si trovano le cave Jenn, Madstehlen e Zirmwand, a un’altezza di circa 2.228 metri, con diritto di sfruttamento da parte della società Lechner Marmor Spa. La cava di Covelano, nel territorio comunale di Silandro e a un’altezza di circa 2.200 metri, è di proprietà dell’Interessenza Göflaner Alpengenossenschaft, cioè dell’Amministrazione separata dei beni di uso civico di Covelano, ed è affidata alla società Covelano Marmi Srl fino al 2033. In questa cava si può scavare solo durante i mesi estivi, e il trasporto a valle dei blocchi avviene esclusivamente tramite camion. «Sono necessarie misure per affidare il trasporto a un’unica impresa, a condizioni quanto possibile uguali per tutti gli operatori del settore», ha spiegato l’assessore Arnold Schuler.

In futuro il trasporto del marmo dovrà avvenire secondo le più moderne tecnologie e per mezzo di veicoli alimentati a idrogeno, spiega Schuler. L’idea alla base di tale provvedimento è quella di rendere l’attività estrattiva nel Parco più sostenibile, a emissioni zero. Un ulteriore obiettivo riguarda l’utilizzo turistico del piano inclinato della cava di Acqua Bianca, contribuendo in questo modo allo sviluppo sostenibile del turismo di una zona svantaggiata dal punto di vista logistico e strutturale. «Per raggiungere questi obiettivi verrà istituito un gruppo di lavoro ad hoc», anticipa Schuler. Tale gruppo di lavoro sarà composto dai rappresentanti delle pubbliche amministrazioni interessate, delle ditte interessate, del Parco nazionale dello Stelvio e dell’Iit di Bolzano con il coordinamento del dipartimento agricoltura, foreste, protezione civile e comuni.













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