La Sinistra: va cancellata la via dedicata a Cadorna 

Augscheller vuole modificare il nome della strada intitolata al generale «Non si possono processare le ingiustizie storiche, ma possiamo non onorarle»


di Simone Facchini


MERANO. Un nuovo fronte è in procinto di aprirsi sulla questione della toponomastica. Mentre continua a dividere la querelle riguardante l’uso del bilinguismo, prossimamente a Merano verrà dibattuta l’opportunità di cambiare il nome della via intitolata a un personaggio storico controverso, il generale Luigi Cadorna. Lo sollecita David Augscheller consigliere della Sinistra Ecosiciale, «in nome dei valori democratici e pacifisti e della pacifica convivenza nel nostro territorio».

Merano vanta un precedente recente in materia di intitolazioni modificate. Solo l’anno scorso la scuola media in lingua tedesca alloggiata allo school village cambiò il proprio nome, mandando in soffitta Josef Wenter per i legami con il nazismo e sostituendolo con Karl Wolf, promotore dello sviluppo meranese in veste di autore, commerciante, ideatore della Festa dell’Uva.

Adesso all’indice finisce Cadorna e con lui il cartello che porta il suo nome in una via nell’area delle caserme.

«Di Luigi Cadorna si deve parlare nei testi di storia, ma il suo non può essere un nome da onorare» afferma Augscheller. «Non si possono processare le ingiustizie storiche, ma possiamo smettere di onorarle». Chiederà dunque al consiglio comunale di sostenere una mozione che incarichi il sindaco e la commissione consiliare di competenza di proporre il cambiamento.

La proposta verrà presentata entro il prossimo anno, non a caso nel centenario della fine del primo conflitto mondiale, «una guerra – ricorda David Augscheller - che ha causato fra i soldati 10 milioni di morti e 20 milioni di feriti. 7 milioni sono le vittime civili stimate. I caduti italiani si contano nell’ordine di 700 mila persone, in Austria-Ungheria di 1,5 milioni. Decine di migliaia di invalidi subirono orrende deformazioni fisiche o amputazioni, mentre altre migliaia di vittime morirono dopo la fine della guerra in seguito alle ferite o a malattie contratte sul territorio di combattimento. La propaganda dei guerrafondai e una storiografia nazionalista hanno contribuito a fare della guerra e delle vittime uno strumento per riprodurre delle immagini stereotipate del “nemico” e mantenere alto il conflitto nazionalistico, facendo delle vittime eroi in funzione della retorica militare-nazionalistica. La morte orrenda di milioni di vittime è stata troppo a lungo mitizzata e decontestualizzata dalla realtà storica. Questo uso della storia esalta la guerra e nega il fatto che milioni di soldati sono stati mandati letteralmente e coscientemente al macello dai comandi militari».

Questa la cornice nel quale il consigliere della Sinistra Ecosociale inserisce Cadorna e la sua richiesta: «Cadorna è responsabile anche per migliaia di processi (350 mila presso i Tribunali militari) con oltre 4000 condanne a morte contro semplici soldati e sottufficiali ritenuti disertori. Di queste, ben 750 vennero eseguite, assegnando all'Italia il triste primato per il numero di esecuzioni capitali. Centinaia di altri soldati vennero giustiziati senza neanche un processo, anche attraverso la decimazione, unico esercito ad applicare questa barbarie durante il conflitto. Inoltre Cadorna, con il sostegno del governo dell'epoca, impedì l'invio di rifornimenti governativi (cibo e vestiario) alle decine di migliaia di soldati prigionieri in Austria-Ungheria, sabotando al tempo stesso gli sforzi della Croce Rossa e delle famiglie. Il costo di questo provvedimento - conclude Augscheller - attuato per disincentivare la resa, è agghiacciante: 100 mila morti, un sesto del totale dei prigionieri».

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