Tradizioni

La Val d’Ultimo omaggia le donne in costume tipico

A Santa Valburga una ricchissima tre-giorni in occasione dei 125 anni della banda del paese. Il clou sarà un grande corteo al quale parteciperanno numerose “Marketenderinnen” da Alto Adige, Trentino, Tirolo e altre regioni tedesche. Appuntamento per oggi, sabato 4 maggio, alle 14


Silvano Faggioni


VAL D’ULTIMO. In tedesco si chiamavano - e si chiamano tuttora - Marketenderinnen. Un nome impronunciabile. Fanno parte della storia del Tirolo, Trentino compreso, già dai tempi antichi. In origine erano donne che seguivano l'esercito in qualità di venditrici ambulanti, di infermiere, di lavandaie, nonchè - storicamente dichiarato e ammesso - anche di prostitute. In italiano erano chiamate vivandiere.

Oggi queste giovani donne accompagnano le bande musicali. Fanno, per usare un termine moderno, da vere proprie "hostess". Infatti sfilano con i gruppi musicali ben agghindate nei costumi tradizionali, tutte di bella presenza, con mazzi di fiori in mano, pronte a dare una mano all'organizzazione per quanto riguarda l'accoglienza e la distribuzione di doni e vivande. Ebbene di queste giovani donne non si parla mai, quasi fossero un "contorno" ovvio. Questa volta però, a Santa Valburga, hanno deciso di valorizzare queste storiche figure, dedicando loro una ricchissima tre-giorni in occasione dei 125 anni della banda del paese.

Il clou sarà rappresentato da un grande corteo cui parteciperanno numerose "Marketenderinnen" da Alto Adige, Trentino, Tirolo e altre regioni tedesche. L'evento è previsto per sabato 4 maggio alle 14. Non mancheranno tante manifestazioni di contorno, a cominciare già da venerdì 3 maggio, ieri hanno sfilato le compagnie di Schützen tirolesi e bavaresi, a cui sono seguiti concerti serali rock! E poi qualcuno pensa che la Val d'Ultimo sia meno avanti di altri.

L'idea di valorizzare le donne della valle è venuta a Daniel Breitenberger, funzionario di banca da poco in pensione, con precedenti già rivoluzionari per la valle. Fu lui, infatti, ad avere l'idea quindici anni fa di scrivere un libro e promuovere un documentario in ricordo di Giancarlo Godio, di cui quest'anno ricorre il trentennale della morte.«Le nostre donne non si sentono affatto strumentalizzate, né intese come presenze di contorno», afferma Daniel Breitenberger. «Al contrario, sono felici di partecipare ad eventi che ripropongono le tradizioni storiche della valle».

Sul ruolo della donna in Alto Adige ci sarebbe da scrivere non uno, ma più libri. È sempre stata una figura molto rispettata, e ad essa si deve gran parte del merito del fatto che la montagna altoatesina non sia stata abbandonata. Basti pensare al ruolo che hanno avuto nella storia le scuole di economia domestica, che da ben oltre un secolo sono state in grado di preparare le giovani donne contadine alla cura non solo del maso e della famiglia, ma anche dell'ambiente, a cominciare dal rispetto della natura e degli animali.













Altre notizie

Attualità